Valdesi d’oltre oceano

13 ottobre 2010

Squilla il telefono nel cuore della notte.
- Pronto?
- John speaking, how are you?
È il mio vecchio amico spiantato del North Carolina. Non ha ancora afferrato il concetto di fuso orario.
- Tomorrow vado a visitare i luoghi storici dei Waldenses. Conosci questa piccola minoranza religiosa che abita le montagne piemontesi?
Waldenses, i Valdesi? La mia mente assonnata ripensa a Torre Pellice, la Ginevra italiana, alle strisciate attraverso la stretta feritoia della Gueiza ‘dla tana, ai campi estivi di Agape frequentati in gioventù.
- John, ma allora sei in Italia?
- No, sono a casa mia in America!
- Mi stai prendendo in giro?!
È in questo modo un po’ rocambolesco che ho scoperto Valdese (pronuncia vældiz), ridente cittadina di 4485 abitanti adagiata ai piedi delle Blue Mountains nel North Carolina occidentale, Stati Uniti. Fondata nel 1893 da un gruppo di emigranti provenienti dalle Valli valdesi, partiti alla volta dell’America per cercare fortuna nel nuovo mondo, è l’unica colonia valdese del Nord America, raccolta intorno alla Waldensian Presbyterian Church. Le vie del centro hanno nomi come Waldo, Praley e Rodoret Street, oppure Massel, Arnaud, Bouchard e Janavel Avenue, intitolate ai luoghi e ai personaggi storici della tradizione valdese. Ma la vera attrazione di Valdese è il Trail of Faith, una sorta di mostra a cielo aperto in cui sono stati ricostruiti, con estrema precisione e in scala 1:1, i principali luoghi storici e simbolici delle Valli valdesi. Inaugurato il 4 luglio 1998, il “sentiero della fede” è stato voluto e creato da Jimmy Jacumin, presidente del comitato organizzatore che alcuni anni prima aveva personalmente visitato i luoghi originali per ricreare i modelli.
Dunque John, nella sua gita domenicale in North Carolina, ha passeggiato tra il Barbi College (Coulege dei Barba) e la Beckwith School (Scuoletta Beckwith), si è addentrato nel buio della Church of the Cave (Gueiza ‘d la tana) e ha ammirato la straordinaria sobrietà del Temple of Chabas (Tempio del Ciabas, il più antico). Ha poi ricordato gli avvenimenti più importanti della storia valdese davanti al Chanforan Monument, stele eretta sul luogo in cui nel 1532 il valdismo aderì alla Riforma protestante, e alla Memorial Fountain, situata nel centro di Torre Pellice per ricordare la promulgazione del Decreto Albertino che concesse la libertà di culto ai valdesi, e ha potuto ripercorrere l’avventura del Glorioso rimpatrio ammirando i due monumenti i cui autentici sono posti a Prangins, in Svizzera e a Sibaud, Bobbio Pellice, rispettivamente dove iniziò e si concluse la lunga marcia che ricondusse i Valdesi in patria dopo le persecuzioni.

Per chi conosce da vicino le Valli valdesi, sentire la descrizione del Trail of Faith, collegarsi al suo sito internet e osservarne le immagini è un’esperienza destabilizzante: restando in ambito montano, il pensiero corre immediatamente al Matterhorn, il modellino che troneggia al centro di Disneyland, creato a imitazione del Cervino. Ma, in realtà, ci si accorge che il Trail of Faith non rappresenta soltanto la mania americana di copiare le bellezze della vecchia Europa, esso rimanda a un altro complesso radicato nella cultura statunitense: l’assenza di storia. La carenza di un antico legame con il territorio, porta anche a livello locale a rivalutare i minimi appigli di un passato più o meno glorioso. In quest’ottica la discendenza dalla cultura valdese è per Valdese un forte elemento di identità: visitatori del Trail of Faith sono gli abitanti della cittadina, ma anche i turisti provenienti da altre parti del paese.
L’elemento religioso porta ogni anno, nelle Valli valdesi nostrane, comitive provenienti da Corea, Australia e Stati Uniti in una sorta di pellegrinaggio nei luoghi originari e mitici dove i loro predecessori hanno sofferto le persecuzioni e l’esilio, riuscendo infine ad affermare la propria fede. Chissà quanti protestanti americani, non potendosi permettere il viaggio in Italia, ripiegano sul Trail of Faith!
Si sa, però, che le imitazioni tendono a esagerare le caratteristiche dell’originale diventando, nelle migliori situazioni, delle macchiette. Intorno ai luoghi storici valdesi si è sviluppato negli anni un acceso dibattito scientifico che a Valdese non può nemmeno essere recepito in quanto il Trail of Faith mescola l’elemento storico con quello religioso. La Gueiza ‘d la tana, il Coulege dei Barba, la stele di Chanforan sono luoghi prettamente simbolici che evocano le vicende della storia valdese, come è stato ribadito ancora una volta durante un convegno tenutosi a Torre Pellice lo scorso settembre. È rischioso affermare che proprio in quella grotta, tra le tante di cui è costellata la montagna, si radunassero i Valdesi per professare il culto, come è altrettanto avventato sostenere che la formazione dei predicatori in età medievale avvenisse nella zona di Pra del Torno o che l’adesione alla Riforma protestante sia stata sancita su quel prato ad Angrogna. Infatti chi ha creato il Trail of Faith nella cittadina americana di Valdese ha attribuito una certezza storica assoluta a luoghi che, nella realtà, sono stati individuati grazie a prove e testimonianze difficili da accertare con esattezza.
In ogni caso, indipendentemente dai dibattiti accademici sull’uso pubblico della storia, è davvero straordinario scoprire, ancora una volta, come la cultura e la storia di questa piccola minoranza segregata per secoli tra le montagne piemontesi, abbia saputo valicare i confini e si sia diffusa per il mondo in maniera così evocativa e potente.
Simone Bobbio

www.waldensiantrailoffaith.com

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