Tutti in pista!

3 giugno 2015

Ottavio e Olga Martinis, Rifugio Teodulo – Colle del Teodulo, 3317 m, Cervinia

Una condizione particolare vivono i rifugisti che gestiscono strutture poste in prossimità delle piste da sci. Il concetto tradizionale di ricovero per alpinisti lascia in questi casi il posto a un’idea di ricettività d’alta quota più articolata, legata a una clientela più esigente ma anche più inesperta, costringendo talvolta il rifugista a svolgere un ruolo pedagogico di insegnamento della montagna.
Abbiamo intervistato Ottavio e Olga, che gestiscono da tre anni il rifugio Teodulo, di proprietà della sezione di Torino del Cai, situato sull’omonimo colle sul confine italo-svizzero a 3317 m di quota, lungo le piste da sci del Plateau Rosa. Ottavio è milanese, Olga è russa, da qualche anno vivono a Cervinia ma trascorrono l’80% della loro vita in rifugio che è diventata la loro prima casa.

Con quale clientela lavorate prevalentemente?
L’utenza del rifugio Teodulo è divisa essenzialmente in due categorie: quella estiva e quella invernale. La prima è costituita da gruppi di alpinisti ed escursionisti che pernottano per fare la salita al Breithorn o che utilizzano il rifugio come punto tappa per il Tour del Monte Rosa o del Cervino. La seconda da sciatori che utilizzano il rifugio come base d’appoggio per le giornate sulla neve.

Quale differenza c’è tra le due utenze?
Gli alpinisti si muovono in gruppo, salgono in rifugio nel pomeriggio, usufruiscono della mezza pensione e al mattino presto partono per affrontare le ascensioni o i trekking. Lo sciatore invece viene tendenzialmente solo per pranzare. Chi si ferma a dormire lo fa per sfruttare le prime ore del mattino per sciare, per raggiungere gli impianti in Svizzera o anche semplicemente per l’esperienza di passare la notte in quota. Gli alpinisti richiedono di solito una zuppa o una pasta e hanno una propensione maggiore al sacrificio, mentre gli sciatori sono più pretenziosi riguardo alla qualità del servizio e del cibo.

Qual è la vostra risposta a queste due attitudini?
In ogni caso, che si tratti di alpinisti o sciatori, la qualità del servizio che riusciamo a offrire è molto buona, al pari di una struttura ricettiva di bassa quota: pasti con pesce, carne, selvaggina, vini. La struttura stessa, dopo i lavori di ampliamento e ristrutturazione del 2001, è molto confortevole: le camere sono piccole (da 6-8-10 posti letto) e sono riscaldate. Solo i bagni hanno costantemente problemi tecnici e questo è un punto debole del rifugio che ci viene costantemente fatto notare.

Com’è il vostro rapporto con i clienti?
Gli sciatori sono tendenzialmente poco consapevoli delle condizioni climatiche e geografiche dell’alta quota e questo genera naturalmente problemi per via di una scarsa conoscenza dell’ambiente alpino. Questo ci obbliga certe volte a dover spiegare ai nostri clienti che cos’è la montagna, come ci si comporta in un ambiente così severo, quali sono gli accorgimenti per far fronte al freddo e al vento o anche solo le più banali regole di convivenza tra le persone che devono condividere uno spazio limitato.

Aneddoti?
Ne avremmo tantissimi da raccontarvi. Un giorno una famiglia ha chiamato in rifugio per prenotare e alla fine della telefonata ci ha chiesto se la struttura era dotata di un parcheggio apposito per il camper! Un’altra volta, una coppia di stranieri che ha pernottato una settimana intera, ha preteso che ogni mattina venisse portata a colazione della frutta fresca, un quotidiano e un mazzo di fiori. Naturalmente non siamo stati in grado di soddisfare tale richiesta.
Roberto Dini

www.rifugioteodulo.it

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