Territori consapevoli (o meno) nel bianco inverno

2 dicembre 2012

Il Comune di Bonneval-Sur-Arc in Maurienne (Francia), è inserito in un sistema territoriale dipendente dal turismo invernale. Essendo un piccolo comune non ha mai avuto un numero consistente di piste da sci pur proponendo comunque un paio di impianti. Recentemente ha però sviluppato una grande quantità di nuove strutture per la lavorazione del legno di grande metratura: lì, dove vivono di turismo invernale, è possibile ipotizzare di lavorare anche con altro, così come in quei territori dove si punta sull’innovazione delle attività e delle strutture industriali, non estranee alle Alpi.

Sempre in Francia, un abitante del Queyras potrebbe vendere la sua automobile e trovare facilmente, in parallelo, un servizio di assistenza per un parente anziano rivolgendosi ai servizi offerti dalla Maison de services locale, che ad esempio permette di collegare tramite webcam l’operatore locale con il polo di Gap o con il responsabile dell’assistenza anziani. Il Queyras non ha mai investito grandi cifre nel turismo invernale ma da vent’anni insiste nelle politiche di servizio al cittadino. Nonostante ciò il turismo non è assente: un esempio di come si possa attrarre turismo anche non investendo direttamente solo nel turismo.

Ostana in alta Valle Po è un Comune polvere affetto per molto tempo da spopolamento. Da alcuni anni, grazie all’interessamento della politica comunale, punta su politiche di coesione locale e, viceversa, di promozione esterna con attività di qualità. In associazione a ciò, attività legate al turismo integrato con le attività delle persone che si sono insediate nel territorio diventano in alcuni casi esse stesse un servizio, come il caso del rifugio Galaberna già considerato nel progetto dei Luoghi di Dislivelli. Grazie a questa scelta, il turista si integra con la vita locale. Il turismo è, infatti, un’attività che si affianca alle altre attività locali, non elemento terzo ma parte di queste. Le attività per i turisti sono copartecipate anche dagli abitanti in un sistema che richiede e promuove, nel tempo, nuovi servizi fruiti da entrambi.

Al contrario altre realtà locali, lungi dal confrontarsi con i cambiamenti climatici in atto, stanno incrementando le loro infrastrutture per il turismo invernale ad alto impatto ambientale. Se si considerano le previsioni climatiche che prevedono un incremento di temperatura nell’ordine di uno o due gradi, questi investimenti sono difficilmente sostenibili. Investire a senso unico senza nemmeno ipotizzare di cambiare rotta diventa pertanto doppiamente deleterio: per l’impatto ambientale, ma anche per la mancata costruzione di capacità e risorse alternative per poter adattarsi al cambiamento. Casi estremi come quello dei bacini idrici dello Sechszeiger – Pitzal (Tirolo), costruiti appositamente per l’innevamento, cosa porteranno quando non saranno più sostenibili? Ma oltre a ciò, che cosa rimarrà di quel territorio per i propri abitanti, con i predecessori che non hanno saputo cogliere le possibilità di creare qualcosa di alternativo?

Con le risorse investite come vuoto a perdere per attività insostenibili probabilmente si potrebbero viceversa sviluppare servizi e attività tali da arricchire il territorio garantendo un ritorno di capitale certo, senza allocare eccessive risorse su impianti difficilmente in linea con le Alpi del 2040. Può anche trattarsi, in molti casi, di attività inizialmente immateriali, magari legate a forme di associazionismo per imparare a fare qualcosa di nuovo. Esattamente come il caso dell’Associazione Montagnard, a Bardonecchia, legata alla diversificazione turistica portata avanti per vie trasversali e multidisciplinari da professionisti od operatori della montagna che non vedono solamente nell’innevamento il futuro del proprio territorio.

È elemento curioso, per molti luoghi, che nell’era delle reti due nodi, cioè due territori più o meno vicini, non dialoghino a sufficienza. Casi e best practice diffusi negli ultimi anni dalla Convenzione delle Alpi hanno mostrato come la trasferibilità e l’apprendimento territoriale per progetti possa essere possibile. Ma spesso ambiti della stessa macroregione geografica non apprendono uno dall’altro. Ovvio è che il mondo delle reti è funzione del come è fatta la rete stessa: i territori che dipendono dalle città seguono anche le politiche urbane. Pertanto una gran parte di responsabilità non risiede esclusivamente nelle Alpi, ma anche al di fuori di esse. Nelle politiche sovralocali, nella cultura degli abitanti.
Giacomo Chiesa e Alberto Di Gioia

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