Salecina: le Alpi come spazio aperto

18 luglio 2017

Il centro di formazione e di vacanze di Salecina, a Maloja (Canton Grigioni), è nato nel 1972 su iniziativa di Amalie e Theo Pinkus–De Sassi, una coppia molto attiva nel movimento operaio di Zurigo. Fin dall’inizio del progetto, l’idea era quella di combinare discussioni politiche con la possibilità di trascorrere periodi di vacanza nelle Alpi a prezzi modici.
Nei primi decenni di esistenza Salecina è stata un punto di riferimento della nuova sinistra, soprattutto svizzera e tedesca, ma anche italiana. Oggi a Salecina vengono organizzati ogni anno decine di seminari e incontri, di carattere sia sportivo e ricreativo (corsi di alpinismo e di botanica alpina, settimane di escursionismo con gli sci e le ciaspole, vacanze con i bambini, ecc.), sia politico e culturale. Nella maggior parte dei casi, i seminari sono bilingui (italiano/tedesco).

Salecina, non da ultimo grazie alla sua posizione al centro della catena alpina, ha avuto un ruolo importante anche nei dibattiti transfrontalieri sul futuro dello spazio naturale e culturale delle Alpi. Nel centro di formazione all’inizio degli anni Novanta è nato TransALPedes, il progetto che nell’estate del 1992 ha condotto un gruppo di attivisti ad attraversare le Alpi a piedi da Vienna a Nizza per mettere in rete associazioni attive nella difesa dello spazio alpino. Quest’estate, a distanza di 25 anni, la traversata delle Alpi viene ripetuta con il nome di WhatsAlp. Salecina è di nuovo sede di uno degli eventi più significativi dell’iniziativa: un incontro di tre giorni tra Maloja e Chiavenna in cui si parla, tra l’altro, di nuove identità alpine e migrazione.
Ma Salecina non è solo una località alpina, è anche e soprattutto un luogo di confine: la frontiera tra Svizzera e Italia corre a pochi chilometri di distanza dalla casa. Maloja fa parte politicamente del comune di Bregaglia, la lingua ufficiale è l’italiano, ma dal punto di vista geografico il villaggio si trova in Engadina, dove si parla tedesco e romancio e dove vive la più grande comunità portoghese in Svizzera. L’edificio seicentesco che ospita il centro di Salecina si trova sul tracciato dell’antica mulattiera che conduce al passo del Muretto, la via di comunicazione più breve tra Sondrio e i Grigioni, molto frequentata durante il Medioevo e la prima Età moderna. Da qui nel 1620 passarono gli esuli riformati fuggiti da Sondrio durante il cosiddetto «sacro macello». Dopo l’8 settembre 1943 il passo del Muretto fu una via di scampo per molti profughi provenienti dall’Italia. Nel marzo del 1944 davanti alla casa di Salecina transitò anche l’alpinista antifascista Ettore Castiglioni, arrestato dalle guardie di frontiera svizzere a Maloja e fuggito durante la notte dalla cella improvvisata in un albergo del villaggio. Senza scarponi e con un equipaggiamento di fortuna, sarebbe morto poche ore dopo, per il freddo e lo sfinimento, sul passo del Forno.
Non è perciò un caso se il tema della migrazione e dell’esilio è stato spesso presente nel calendario delle attività di Salecina. Nel 2006, su iniziativa del giornalista zurighese Jürg Frischknecht, scomparso di recente, il centro ha ospitato un convegno su Ettore Castiglioni e sul passaggio di profughi dai Grigioni durante la Seconda guerra mondiale. Nel 2011 si è parlato di esuli risorgimentali nei Grigioni, tra cui Felice Orsini, segnalato a Maloja nel 1853. Nel 2014 Salecina ha organizzato insieme all’Istituto per la ricerca sulla cultura grigione un seminario dal titolo «Immigrati in terra d’emigranti», un primo tentativo di fare il punto sulle ricerche storiche relative alla presenza straniera nei Grigioni, un cantone che si è a lungo considerato in primo luogo paese d’emigrazione.
Di recente Salecina, ispirandosi ai principi che hanno portato alla sua fondazione, si è anche offerta come luogo di vacanza per migranti sans-papiers residenti in Svizzera. E da qualche tempo un grande striscione con la scritta «No borders. Kein Mensch ist illegal» (nessuno è illegale) accoglie gli escursionisti che da Maloja vanno verso il lago di Cavloggio.
È evidente, viste le premesse, che il consiglio di Salecina abbia aderito con entusiasmo all’idea di sostenere un seminario sull’immigrazione straniera nelle Alpi e il fenomeno dei rifugiati. Il tema è in qualche modo iscritto nel DNA della casa. Del resto già in occasione del convegno del 2014 si era discusso della relazione tra profughi e località alpine, pure se solo da un punto di vista negativo. Il canton Grigioni è stato terreno di sperimentazione per l’uso della montagna come strumento di isolamento dei profughi, per esempio sul passo del Lucomagno e a Valzeina, nella Prettigovia. L’occasione per riflettere sul fenomeno era stata fornita durante il convegno dalla proiezione «Life in Paradise» del regista grigionese Roman Vital, dedicato al caso di Valzeina.
Il seminario sull’immigrazione nelle Alpi del 2017 ha aperto nuove possibilità di discussione sulla questione dei rifugiati a Salecina e nella regione. Durante l’estate la casa ospita una mostra di fotografie sui profughi bloccati a Como nell’estate del 2016. E in Bregaglia un piccolo gruppo di persone vuole organizzare proiezioni di film sul tema in collaborazione con Salecina. Il centro di vacanze e formazione rimane, dopo 45 anni, un luogo dove pensare le Alpi come spazio aperto e solidale.
Andrea Tognina

Info: www.salecina.ch/it/

Nessun commento.

Replica








Web design e sviluppo: Resonance