Qualcosa di nuovo sul Fronte occidentale

15 dicembre 2010

Qual è il ruolo dell’architettura all’interno dei processi di trasformazione del territorio alpino? Può l’architettura contribuire alla costruzione di un ambiente montano di qualità?
Sono queste alcune delle domande cui si tenterà di rispondere attraverso questa nuova rubrica.
A partire da questo numero si intendono presentare con scadenza mensile progetti architettonici virtuosi e di qualità realizzati nei contesti montani da giovani professionisti (al di sotto dei cinquant’anni), in particolare nel settore occidentale delle alpi italiane (Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia).
L’intento è quello di mostrare un panorama di architetti, al di fuori della ristretta cerchia delle cosiddette “Archistar”,  che abbiano saputo affrontare il tema dell’innovazione – tipologica, tecnologica, compositiva – a piccoli passi, muovendosi negli stretti meandri (legati alla burocrazia e alla committenza) delle pratiche ordinarie di costruzione del territorio.
La rubrica vuole diventare una sorta di vetrina per presentare e illustrare progetti architettonici innovativi ma al contempo sobri e integrati con l’habitat alpino. Una carrellata di edifici contemporanei che – come ha saputo fare l’architettura tradizionale alpina – siano in grado di far proprio il carattere dei luoghi interpretando in modo intelligente i temi dell’oggi: risparmio energetico, qualità dello spazio interno ed esterno dell’abitazione, recupero del patrimonio in abbandono, nuovi spazi per nuove funzioni in relazione alle possibilità di ri-abitare la montagna.
Mai come oggi infatti, quello dell’architettura e dell’edilizia può essere un terreno di sperimentazione fertile per mettere a punto nuovi modelli di costruzione e di riqualificazione del territorio alpino, capaci di conciliare innovazione e valorizzazione delle eredità del passato, risorse locali e dinamiche globali, al fine di attivare un “corto circuito” virtuoso tra produzione architettonica e valorizzazione delle peculiarità del territorio.

Museo del Latte
Riqualificazione dell’ex latteria sociale in Museo del Latte a Mese (So)

Scheda tecnica
Progetto: S+dN architetti associati / ES arch – Enrico Scaramellini, Guido De Novellis
Collaboratori: Antonio Fontana, Luca Trussoni
Committenza: Comune di Mese (So)
Strutture: Federico De Giambattista
Impianti elettrici: Stefano De Stefani
Impianti meccanici: Studio Termotecnico Scaia Giorgetta
Cronologia: progetto 2006-2007; realizzazione 2007-2008 (prima fase)
Fonte: www.es-arch.it

Si parte in questo numero con il nuovo museo del latte del comune di Mese (So), in Val Chiavenna, realizzato dagli architetti Enrico Scaramellini e Guido De Novellis.
L’intervento, sviluppatosi tra il 2006 e il 2009, muove dalla volontà dell’amministrazione comunale di ristrutturare l’ex-latteria sociale al fine di ricavarne al suo interno un piccolo spazio espositivo e altri locali polivalenti ad uso della cittadinanza.
Spazi museali dedicati alle pratiche della produzione – sia essa storica o contemporanea, artigianale o industriale – non sono certo una novità, ma i musei dedicati espressamente al latte sono tuttavia recenti: le prime a muoversi in questa direzione sono state le aziende produttrici – ad esempio l’atesina “Gardeinalat” o la toscana “Mukki” – seguite poi dalle amministrazioni locali, intenzionate più a sottolineare una propria vocazione storico-produttiva che non promuovere un prodotto. Sono nati così il Museo del Latte di Carlazzo (Co) in Val Menaggio ed il MUU – ovvero il museo del latte e della storia della Muggiasca – di Vendrogno (Lc). L’MML, acronimo del museo di Mese, rappresenta tuttavia la prima architettura rilevante all’interno di questa neonata famiglia di musei.
Oltre al recupero dell’edificio esistente – in cui trovano posto gli spazi espositivi veri e propri – l’intervento ha comportato l’inserimento di un nuovo corpo di servizio verso il prospetto interno. Un corpo “minore” su cui tuttavia ruota il funzionamento dell’intera struttura e si concentrano maggiormente le attenzioni dei progettisti. Il nuovo volume ospita infatti la mobilità verticale, i servizi e, soprattutto, l’ingresso principale del museo, diventando al contempo elemento cerniera e icona del nuovo complesso.
Architettonicamente, questo volume presenta una forte identità marcatamente contemporanea sia nelle forme geometriche che nei materiali: in cemento armato sono le pareti dei bagni, la soletta di copertura del porticato, i pilastri a sezione tonda e le pareti del blocco scale. La parete che prospetta sul cortile interno, destinato a parcheggio, è rivestita di listoni di larice; essa rende evidente la struttura “ad albero” del nuovo corpo. Una serie di serramenti di diversa misura e collocazione contraddistingue interno ed esterno mentre l’ingresso al corpo scale è evidenziato da una sorta di porticato dalle pareti convergenti e verniciate con colori accesi. Un edificio che si presenta comunque rispettoso della preesistenza, con cui si rapporta attraverso un passaggio vetrato incassato rispetto ai due corpi principali.
Roberto Dini e Mattia Giusiano

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