La miniera d’oro di Chamousira

9 febbraio 2017

Con la progressiva cessazione delle attività estrattive sono numerosi i siti minerari che in Europa sono stati teatro di operazioni di bonifica e di riqualificazione di aree e edifici non più utilizzati ai fini produttivi.
In particolar modo nel contesto alpino il tema della valorizzazione degli spazi legati alle attività del sottosuolo diventa un ambito ricco di esempi e suggestioni; in questo processo l’architettura gioca un ruolo cardine attorno a cui ruotano le scelte di valorizzazione degli spazi in abbandono, andando a definire un filone progettuale di grande attualità ormai da un decennio a questa parte.
Tra gli interventi più recenti e interessanti segnaliamo qui il progetto di riqualificazione della miniera d’oro di Chamousira a Brusson, frutto della collaborazione tra l’architetto valdostano Corrado Binel e gli altoatesini Em2.

Quello delle miniere di Brusson fa parte del più ampio progetto di Parco minerario regionale che nasce nel 2005 nell’ambito del programma “Interreg III B Programma Spazio Alpino” attraverso il quale l’Amministrazione regionale ha dato avvio ad una serie di interventi per la valorizzazione del patrimonio storico-culturale della passata attività mineraria contribuendo anche al recupero in chiave paesaggistica dei siti dismessi e alla loro messa in sicurezza.
Il sito minerario di Chamousira si sviluppa fra i 1.552 del livello 7 detto “Fenilliaz” e i 1.716 m del pozzo maggiore, in un aspro contesto naturale. Un sentiero attraverso il bosco conduce al livello n. 7 dove è stato posizionato il nuovo accesso turistico.
Oltre alla riqualificazione parziale delle antiche gallerie, il progetto si caratterizza per la realizzazione di una nuova terrazza aerea proiettata vertiginosamente verso il paesaggio della Valle d’Ayas.
Questa nasce come riproposizione evocativa dell’antica funicolare utilizzata per il trasporto del materiale di scavo e va a costruire il prolungamento esterno della miniera.
La terrazza si configura come una sorta di rievocazione metaforica dell’arditezza e dell’eroismo delle strutture tecniche usate un tempo durante la fase dell’industrializzazione del mondo alpino. Si tratta di un volume molto aggettante caratterizzato dallo scuro rivestimento metallico e dalle grandi aperture che da un lato selezionano le viste sulla valle e dall’altro segnano il nuovo accesso alla galleria ospitando anche i locali di servizio e della biglietteria.
La visita si svolge all’interno della galleria (lunga circa 125 metri) dove tra luci scenografiche e postazioni multimediali vengono fatte rivivere le attività dei minatori di inizio del secolo scorso.
In futuro sono previsti interventi di ampliamento del percorso di visita interno alla miniera che dovrebbero permettere l’accesso anche al livello 6 del filone e del relativo collegamento con il livello 7.

Fa parte del progetto anche l’allestimento a Brusson dell’Espace Herbet, un’interessante esposizione fotografica dedicata a Joseph Herbet che è stato capitano di miniera presso le miniere d’oro di Fenilliaz e Chamousira alle dipendenza della società inglese The Evançon Gold Mining Company. Herbet, appassionato di fotografia, ha ritratto agli inizi del Novecento persone, famiglie e luoghi e soprattutto ha prodotto alcuni scatti che illustrano l’attività mineraria nell’area di Brusson e Challant e che sono oggi stati ristampati su pannelli retroilluminati di grande formato.
Roberto Dini

Info: www.chamousira.net

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