L’extraterrestre

2 dicembre 2012

Una fredda domenica di fine gennaio l’extraterrestre sbarcò sulla Terra, un pianeta che ancora non conosceva. Per l’atterraggio scelse la Via Lattea perché confidava di sentirsi un po’ più vicino alla sua galassia, poi gli spiegarono che non era latte di stelle ma di neve, era il latte che nasce dal freddo.

Riparandosi gli occhi dal riverbero del sole vide uomini e donne che sbarcavano dalle automobili. Equipaggiati con tute e assi colorati, – un po’ più larghi del passato, gli insegnarono due giovani – gli umani abbracciavano gli assi e affollavano le biglietterie. Compravano il biglietto con la faccia scura, separandosi mestamente dai risparmi della settimana, poi salivano su altri abitacoli trainati dai cavi, raggiungevano la cima della montagna e finalmente sorridevano alla vita: ora potevano scivolare senza pensieri, scordando per incanto la causa delle loro pene. Era quello che si comprava con il biglietto, comprese l’alieno: l’amnesia e l’incanto.

L’extraterrestre ammirò i suoi ospiti che segnavano il pendio con curve generose, osservò il bianco terreno disegnato dalla forza centrifuga e aspettò che il primo gruppo tornasse all’automobile. L’alieno era curioso, voleva capire. Si avvicinò a un uomo in tuta arancio e gli chiese gentilmente notizie del suo mondo.

Non va bene, rispose l’uomo, c’è la crisi e mancano i soldi per ogni cosa.

Una donna precisò che le tasse strozzavano i cittadini, un’altra che la benzina costava una fortuna (come ogni tipo di energia, puntualizzò agitando le braccia) e che adesso la gente capiva perché il petrolio si chiama oro nero.

Il secondo uomo del gruppo aggiunse che faceva sempre più caldo per via del riscaldamento globale. Una volta si sciava sulla farina di neve naturale, adesso invece bisognava fabbricarla e spararla con i cannoni.

Addolorato dai problemi dei terrestri, e forse anche un po’ confuso dalle loro argomentazioni, il forestiero li pregò di rispondere a due semplici domande:

«Perché fa così caldo nel vostro mondo?» chiese.

«Perché bruciamo troppi combustibili fossili» rispose il secondo uomo.

«E come fate a fabbricare la neve?»

«Con i motori elettrici dei cannoni.»

A quel punto s’impose una terza domanda:

«Da dove viene l’energia elettrica?»

«Sempre dai combustibili fossili, per la maggior parte.»

Allora l’extraterrestre se ne andò via turbato. Cortesemente ma se ne andò, perché diffidava di quegli strani esseri (più alienati di me, pensò l’alieno) che fabbricavano il freddo e il caldo allo stesso modo.
Enrico Camanni

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