Johnny*, scialpinista

6 luglio 2016

Una volta, in viaggio tra la Valle Orco e il Briançonnais, io e il mio socio ci siamo immedesimati per scherzo nel film Point Break: alla perenne ricerca dell’onda perfetta, solo che per noi era la neve. Infatti non riesco a immaginare nulla di più simile dello scialpinismo a una vera – ma quanto mai sana – dipendenza. Il fruscio delle lamine che scorrono come telecomandate sul velluto primaverile o che galleggiano attutite sulla polvere invernale è ciò che mi ripaga di tutta la fatica, del freddo, della levataccia, dei chilometri percorsi, e ogni tanto anche dei rischi presi.
Paesaggio e esplorazione, fatica e tecnica, responsabilità e consapevolezza, condivisione e divertimento: sono tanti aspetti combinati che mi fanno sentire di vivere pienamente la montagna rispetto alle mie possibilità.
Lo scialpinismo mi insegna poi l’impegno di un’ascensione, la soddisfazione della vetta raggiunta, lo spasso di una discesa; mi insegna anche che nulla è scontato nello scenario maestoso della montagna innevata, ed è bello che sia così; se tutto fosse a portata di mano, dopotutto forse non sarebbe così speciale.

* Genovese, opera nel settore del turismo; cerca di far coesistere due grandi interessi: oltre alla montagna si dedica al mare e alla sua piccola barca a vela.

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