Io rifugista

3 giugno 2015

Rifugio Crête Sèche, 2410 m, Bionaz, Valpelline

Quando pensiamo a un rifugio, in genere, ci viene in mente un luogo isolato dal mondo, un nido d’aquila, un posto dove il tempo scorre lento e le giornate, quelle di brutto tempo, non finiscono mai. Per questi motivi nel 2002, quando salii la prima volta a Crête Sèche in Valpelline, feci una gran scorta di libri, preoccupato di non riuscire ad occupare il tempo in quei lunghi momenti di solitudine. Quei libri, che pensavo di leggere in quella prima estate, dopo 13 anni non sono ancora stati letti tutti! In un rifugio c’è sempre qualcosa da fare.
Anche per quanto riguarda l’isolamento mi sono dovuto ricredere, poiché ho girato il mondo rimanendo fermo nel mio rifugio, o meglio: il Mondo è venuto a trovarmi!

E’ vero, il rifugio è un luogo magico; forse saranno l’aria rarefatta, la mancanza della televisione e del segnale internet, i pasti consumati da persone mai viste prima, la musica della natura incontaminata circostante o l’assenza di autovetture; forse tutte queste cose insieme permettono che si crei un’atmosfera unica, fonte di dialoghi ormai rari nella vita di tutti i giorni.
Un famoso Alpinista e Guida Alpina quando viene a trovarci con i suoi clienti si ferma almeno due notti perché dice che per rendere unica e affascinante l’esperienza in montagna, i suoi clienti devono passare almeno una giornata intera lontano dalla vista della loro automobile.
Le serate al nostro rifugio, dove non ci sono ascensioni difficili e quindi non si sente la tensione degli alpinisti per la salita complicata e rischiosa, in genere trascorrono in un clima amichevole e sereno. Il dialogo tra le persone diventa protagonista indiscusso e la mia curiosità per gli “usi e costumi” di chi abita in luoghi diversi spesso fa scaturire lunghi dibattiti e confronti tra i frequentatori provenienti da Paesi diversi. Ho notato anche che al rifugio non esistono differenze sociali. Molto spesso si ritrovano a parlare allo stesso tavolo, in modo molto informale se non addirittura irriverente, persone che nella quotidianità appartengono a dei mondi (lavorativi) così lontani che raramente riuscirebbero a parlarsi sinceramente come invece succede quassù. E’ bello scoprire, dopo una lunga serata passata a parlare e discutere, i vari mestieri degli interlocutori. Quassù siamo veramente tutti allo stesso livello (alla stessa quota!): Elettricisti, Muratori, Dentisti, Giudici, Falegnami, Grandi Alpinisti, Imbianchini, Cardinali, Contabili… non esiste veramente nessuna distinzione, ognuno si sente libero di dire la sua e alla fine nascono delle amicizie impensabili; una su tutte: il commerciante con il finanziere!

Della mia sete di interessi nella vita, quassù in parte sono riuscito a dissetarla con alcuni. Sicuramente, per esempio, la montagna e l’alpinismo mi sono vicini quotidianamente. Anche l’interesse che ho sempre avuto legato al mondo dell’infanzia (a vent’anni ero maestro elementare) ha potuto essere soddisfatto. Siamo infatti riusciti, dopo molti anni passati a organizzare attività per bambini e famiglie, ad avvicinarli a Crête Sèche. Dei bambini mi affascinano diversi aspetti tra cui: la curiosità, l’entusiasmo, l’allegria e la sincerità. Mi soddisfa vedere lo scalatore che mostra i suoi chiodi con fierezza al bambino curioso che gli domanda dove andrà la mattina seguente.
La prossima volta vi racconterò gli aspetti negativi della vita del rifugista, ma ora non voglio rovinare quest’aurea incantata che abbiamo creato intorno a questo semplice ed umile mestiere.
Daniele Pieiller

Commenti: 1 commento

  1. Marilia scrive:

    Se dopo 13 anni di vita da rifugista riesci a scrivere una quarantina di righe in cui racconti il fascino della vita da rifugista, non stare neanche a pensare cosa scrivere degli aspetti negativi, probabilmente non sono così salienti!!!
    ciao ciao

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