Il turismo sweet visto da su

1 luglio 2014

Per capire “da su” di quale tipo di turismo abbia bisogno oggi la montagna ci siamo rivolti a una delle persone più attive per il territorio della Valle di Susa: già amministratore a Bardonecchia, attivo nella fu comunità montana Alta Valle Susa, presidente del Valsusafilmfestival e coordinatore del Piano di valorizzazione Valle Susa per conto di Tesori d’arte e cultura alpina. Si tratta di Roberto Canu, da Bardonecchia, che anche se non ha mai avuto incarichi direttamente legati al tema del turismo, sicuramente un’idea in tal senso in anni di impegno civile e politico se l’è fatta.

Canu, che tipo di turismo in montagna oggi?
L’attività turistica deve essere letta non solo come un’occasione economica ma anche come la possibilità di far crescere la residenzialità in montagna. Come una concreta occasione per offrire la possibilità di vivere in questi territori. Oggi il turismo ha molte facce e al centro devono esserci le risposte alle crescenti esigenze del viaggiatore: non più quindi attenzione solo e unicamente alla dimensione del loisir, ma ricerca di nuove esperienze di qualità, senza ovviamente scivolare unicamente nel turismo d’élite.
E in futuro?
Si stanno affermando nuovi interessi e nuove prospettive, i territori dovranno attrezzarsi per dare risposte alternative organizzandosi, oltre che in modo più organico, anche autentico. Emergono le suggestioni e le esperienze di residenzialità ricercate per avvicinarsi alla comunità e ai suoi modi di vivere un certo ambiente, alla sua storia e alle sue persone.
Come fare per assecondare questi cambiamenti?
Bisogna partire dalla relazione che intercorre tra turismo e territorio. Individuare gli elementi identificativi e valorizzarli, in modo da far emergere le circostanze che rendono uniche le peculiarità di un territorio. Bisogna cominciare a lavorare sull’approccio culturale al tema, a partire dalla formazione di operatori locali più consapevoli.

E in Valle di Susa cosa accade oggi?
Qui da noi i maggiori volumi di turismo provengono ancora dal turismo sportivo, e soprattutto dal comparto neve. Si tratta ancora di un turismo di massa, con un rilevante indotto, che garantisce una certa visibilità del territorio in ambito internazionale. Vi è poi anche un turismo estivo, sempre legato prevalentemente a un fenomeno di massa e sportivo, che è in crescita, e contribuisce a ridurre la stagionalità.
Quindi tutto bene?
Non esattamente. Perché parallelamente bisognerebbe far emergere gli aspetti legati all’autenticità del territorio, per capire quanto potrebbero diventare la risposta a un turismo di massa. Bisogna partire dalla formazione delle persone e dalla capacità di governare il processo turistico nella consapevolezza che nel prossimo futuro bisognerà comunque attrezzarsi per impiegare tutte le opzioni possibili per ampliare l’offerta.
Quali i settori su cui puntare in Valle di Susa?
In valle sul turismo ci sono ancora molte opportunità. Oggi è necessario superare le monoculture, allargare il turismo a un territorio più ampio possibile garantendo un’offerta intelligente e nuove forme di governo del processo turistico basate sulla disponibilità reciproca. Ma assolutamente evitando le tensioni. A titolo esemplificativo si potrebbe mettere in rete turismo e artigianato, che in valle è ampio e variegato, oppure lavorare sulla messa a sistema del patrimonio delle strade di montagna sul confine, tema affascinante quanto difficile da gestire, dati i diversi interessi in gioco.
Erwin Durbiano

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