Il ruggito del somaro

2 ottobre 2014

Asinar le Alpi, Asinergie, SOmMARI, A passo d’asino, Somariamente, Asini si nasce, Dove pensano gli asini: sono solo alcuni dei nomi di iniziative, associazioni e siti internet legati all’areale alpino dedicati al mondo degli equidi dalle lunghe orecchie. Un settore dell’allevamento che ha conosciuto a partire dal 2000 un vero e proprio boom a livello nazionale. Con un aumento del 30 per cento nel periodo 2003-2008 e il raddoppio dei capi allevati al nord, si può affermare che gli asini, dopo aver rischiato l’estinzione, stanno vivendo oggi nel nostro paese un momento di riscossa. Negli anni ’50 erano presenti in tutto lo Stivale quasi un milione di asini: sulle Alpi e nelle campagne erano preziosi tosaerba-facchini-trattori-concimatori-tuttofare. Ma l’Italia urbanizzata e industriale del dopoguerra non sapeva più che farsene di queste versatili e placide presenze, diventate in breve inutili e ingombranti: in meno di cinquant’anni alcune razze asinine sono così arrivate sull’orlo dell’estinzione.

Attualmente sono sempre più numerose le realtà alpine che hanno riscoperto e ripropongono l’asino come compagno di scuola (didattica con gli asini), di cura (onoterapia) o di viaggio (onotrekking). Una prova empirica? È sufficiente digitare su Google “asini” accanto ad “alpi” per veder materializzarsi in meno di un secondo 283.000 risultati.
Chi lavora con gli asini non è detto che sia un allevatore “puro”, molto spesso sono anche titolari di aziende agrituristiche e fattorie didattiche oppure guide naturalistiche a proporre attività e passeggiate con asini e muli, fino a veri e propri trekking someggiati di più giorni. Non c’è Parco naturale piemontese, per esempio, che non offra sul suo territorio o negli immediati dintorni la possibilità di partecipare a escursioni someggiate.
Placido, robusto e sensibile, l’asino non si limita a trasportare gli zaini, ma è un vero e proprio strumento di mediazione e di educazione ambientale ambulante nei confronti dei bambini e degli adulti: tutti insieme, al suo passo moderato e costante, trovano il tempo e il modo per osservare meglio la natura (anche perché bisogna fare attenzione ad evitare i passaggi difficili per gli animali e a scovare sempre dell’acqua limpida dove possano dissetarsi). Senza contare che procedendo a 3-4 chilometri all’ora si risparmia ancora quel po’ di fiato che serve per chiacchierare con l’accompagnatore di temi legati all’ecologia, al rispetto per l’ambiente, agli antichi sentieri e persino ai fatti propri. L’asino, infatti, ha il dono di mettere tutti a suo agio e di favorire un atteggiamento empatico: non lascia indietro nessuno, apprezza i segni d’affetto e sa dimostrare il suo. «Ciascuno può imparare a condurlo e a spazzolarlo: è impressionante osservare come mano a mano che aumenta la confidenza con gli animali, vedi crescere anche la sicurezza in se stessi di grandi e piccoli», racconta un allevatore della Valle Pesio alle guide naturalistiche italiane e francesi riunite per una passeggiata dimostrativa nel Parco naturale del Marguareis.

In compagnia degli asini la fretta è bandita, cambiano i ritmi, non valgono più i tempi indicati dalle paline segnaletiche: la percorrenza dell’escursionista medio non contempla infatti il rituale del carico e dello scarico del basto né le soste tecniche per riempire stomaci o vuotare intestini diversi dai propri. Insieme agli asini, si trasforma anche il modo di muoversi: impariamo a evitare i movimenti bruschi, a essere meno rumorosi, più consapevoli e più… dolci. Non è un caso che la riscoperta del trekking someggiato vada di pari passo con il declino del turismo alpino di massa e la nascita di un turismo più lento, dolce, sostenibile. Un modo di intendere la vacanza in montagna come un’esperienza più attenta all’ambiente naturale e nello stesso tempo più vicina al contesto locale di chi lavora sul territorio. Sempre più spesso, inoltre, chi ha bisogno di trasportare carichi in montagna preferisce i muscoli degli asini e dei muli alle pale dell’elicottero: questa scelta è ormai una consuetudine, per esempio, per il Rifugio Cai Garelli, nelle Alpi Liguri, ma di asini da trasporto si sono serviti anche gli speleo del Gruppo Speleologico Piemontese per i lavori alla Capanna Scientifica Saracco-Volante nel 2011 e gli organizzatori del Trail del Parco delle Alpi Marittime per portare in quota bevande e cibo destinati agli skyrunner lo scorso 7 settembre.
Il potenziale rivoluzionario del procedere a passo d’asino è stato intuito anche dal divulgatore del movimento per la decrescita felice François Schneider, che tra il 2004 e il 2005 ha scelto proprio una marcia someggiata attraverso la Francia come forma di attivismo!
Nell’ottica di una fruizione dolce e responsabile della montagna, il trekking someggiato è così un’ingegnosa alternativa per recuperare turisticamente zone poco ricche di risorse appetibili per il visitatore mordi-e-fuggi: un misto fra terapia con gli animali, riscoperta di tracciati di media montagna ormai desueti e moderno escursionismo di gruppo organizzato. Un’altra freccia all’arco di chi scommette sul lavoro in montagna e su di un modo di vivere le Alpi che le porti davvero oltre la crisi, economica e ambientale.
Irene Borgna

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