Il rifugista? Un mito!

31 marzo 2014

Se in passato a qualcuno veniva chiesto “Chi è un rifugista, secondo te?”, automaticamente la risposta, il più delle volte evocativa, comprendeva immagini di un uomo (mai una donna) poco propenso alla socialità e che rifiutava qualsiasi contatto con il mondo esterno, prediligendo la solitudine, la rozzezza e l’ineleganza. Un uomo burbero, insomma, uno rude e tutto d’un pezzo, che sapeva il fatto suo, che non si spaventava di nulla e per cui la montagna non era niente se non una sfida, una competizione o forse una gara. Sicuramente propenso a sfruttare la natura a proprio uso e consumo, una persona abituata alle ristrettezze economiche e alle difficoltà legate al vivere in montagna quotidianamente, portatore di tradizioni, spesso allevatore, pastore, scarsamente ospitale.
Ma se oggi ci ponessero la stessa domanda, che cosa risponderemmo? Veramente esistono ancora “rifugisti” simili? Forse sì, ma nell’immaginario collettivo. La realtà è del tutto diversa e lo dimostrano Livio ed Elisa, che dall’agosto 2004 gestiscono il rifugio Bagnour, a Pontechianale, comune dell’alta Val Varaita, in provincia di Cuneo.

Il rifugio, nato dalle ceneri di un avamposto militare del secondo conflitto mondiale, ha visto la luce nel 2003 con un progetto di riqualificazione e rifunzionalizzazione promosso dall’allora Comunità Montana Valle Varaita e dal Comune di Pontechianale, che hanno affidato la gestione della struttura, con contratto cinquantennale, alla famiglia Martino.
Da allora il bosco dell’Alevè, la più grande estensione di pini cembri in purezza d’Italia, non è più solo. Insieme a lui Livio ed Elisa, vivono ogni giorno, ininterrottamente, ma con professionalità e amorevolezza: lui è accompagnatore naturalistico, appassionato sportivo e montanaro per nascita; lei, laureata in Scienze della produzione animale e gestione della fauna selvatica, tecnico faunistico e montanara d’adozione. Insieme, oltre ad un legame affettivo, condividono l’amore per la montagna e la natura, ma anche l’ambizione di migliorare la propria vita con un lavoro ricco e pieno di soddisfazioni. Così, insieme al loro rifugio, presidiano un territorio unico e speciale, in modo sostenibile.

Attenti alla qualità del servizio e non alla quantità (20 posti letto completi di caldi piumoni), offrono ospitalità, gentilezza, consigli per gli utenti (itinerari, escursioni per appassionati) a tariffe molto convenienti. Inoltre organizzano eventi per gruppi e scolaresche oltre a numerose cene e feste a tema, con piatti caldi preparati da Elisa, attenta a utilizzare prodotti del sottobosco e della tipicità locale. Livio mantiene i sentieri segnalandoli con bandierine colorate, le stesse che si ritrovano una volta giunti al rifugio, oltre ad indicare come arrivare al vicino Monviso e alle cime più importanti della zona (Cima delle Lobbie e Punta Malta). Hanno un sito internet sempre aggiornato in cui si ritrovano la foto del mese e link utili (meteo, video e itinerari).
Volendo soddisfare il più possibile le esigenze degli utenti e garantire un servizio di qualità, hanno installato pannelli fotovoltaici (1200 W), solari, una tubazione dell’acquedotto (dotata di resistenza contro il gelo per circa 280 m della sua lunghezza) e un caminetto, per rendere l’edificio completamente autonomo e sostenibile dal punto di vista energetico.
Dunque, chi è oggi il rifugista? È un “nonno di Heidi” evoluto e più socievole? Oppure è tutt’altro? Sicuramente è un uomo (e una donna!) in grado di rispettare il territorio in cui lavora, disponibile al cambiamento e innovativo, attrezzato di collegamento Wi-Fi anche a 2000 metri di altezza, giovane (con figli) e un’autonomia economica, in grado di sviluppare una propria professionalità al servizio di tutti e di dotare il proprio rifugio dei comfort essenziali, oltre a dei piccoli particolari che lo rendono unico, di qualità e vetrina di un territorio altrimenti scarsamente valorizzato e apprezzato, anche dai residenti, non solo dai turisti. Un mito, insomma, non uno stereotipo. Persone che vivono il territorio, la montagna, ogni giorno, consapevoli delle difficoltà e pronti a sfruttarle per migliorare se stessi e la realtà in cui vivono.
Cristiana Oggero

Info: www.rifugiobagnour.it

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