Il caso Chiaverano

23 dicembre 2020

Nel novembre del 2014, a causa delle consistenti piogge e allerta meteo emessa dall’Arpa Piemonte, l’amministrazione di Chiaverano emise un’ordinanza di evacuazione per una settantina di abitazioni situate sui versanti collinari della Serra di Ivrea, classificati in Classe 3b nella “Carta di sintesi della pericolosità geomorfologica e idoneità all’utilizzazione urbanistica del territorio”, allegata allo strumento urbanistico in uso.
In seguito a tale evento, per iniziativa di un gruppo di cittadini, si avviò una discussione pubblica sulla gestione del rischio idrogeologico al fine di riuscire a superare il ricorso allo strumento passivo dell’ingiunzione di sgombero. Tale strumento, infatti, non solo non permette di conoscere lo stato reale del rischio e di consentire un intervento preventivo, ma penalizza gli insediamenti abitativi presenti sul versante della Serra contribuendo indirettamente ad un ulteriore abbandono del territorio.
Le case sgomberate sono abitazioni storiche, sorte in un passato non recente in zone ritenute idonee alla coltura di vite e ortaggi, elementi base per l’economia agro-pastorale passata degli abitanti di Chiaverano.
Le caratteristiche morfologiche e geologiche del territorio di Chiaverano, su cui sorgono le case in questione, sono comuni a gran parte dei versante della Serra di Ivrea gestiti dai comuni limitrofi, e secondo i geologi Duregon e Quagliolo, incaricati dal Comune di redigere una mappa di sintesi degli eventi storici e degli interventi di ripristino realizzati fino ad oggi, sono le seguenti: «L’abitato di Chiaverano si estende sul versante interno dell’Anfiteatro Morenico di Ivrea (AMI), nel suo settore laterale sinistro, quindi in ambiente collinare caratterizzato da pendii esposti prevalentemente a sud-ovest. L’Anfiteatro Morenico è un insieme di strutture geomorfologiche formatesi nel corso del Pleistocene ad opera del Ghiacciaio balteo per l’accumulo dei materiali detritici da esso trasportati a formare cerchie moreniche, in una sequenza complessa di fasi formative ed erosive. I depositi glaciali, pur differenziati in tipologie differenti a seconda del contesto formativo, sono costituiti nel loro complesso da materiali a varia granulometria: ghiaie e sabbie con ciottoli e massi immersi in matrice limosa, accumulati caoticamente».

La Serra dell’AMI pertanto è un’area ad alto rischio idrogeologico perché costituita da sedimenti lasciati nel corso di millenni dai movimenti del ghiacciaio Balteo. Al fine di consentire le pratiche agricole furono realizzati chilometri di terrazzamenti accompagnati da interventi di controllo e regimazione delle acque piovane. La presenza umana e l’accurata gestione del territorio che questa offriva, da un lato garantiva la riduzione del rischio, dall’altro consentiva di avere produzioni di qualità, le famose “primizie” di Chiaverano che raggiungevano il mercato di Ivrea. Tutto ciò ha inoltre modellato i versanti creando uno straordinario paesaggio che ancora oggi è possibile ammirare.
L’abbandono delle produzioni, che portava con sé la cura e la conoscenza del territorio, ovvero la consapevolezza delle dinamiche territoriali e dei potenziali pericoli ad esse connessi, le mutate condizioni climatiche che vedono una distribuzione delle piogge sempre più irregolare (prolungati periodi di siccità alternati a eventi piovosi brevi e intensi in grado di mandare in crisi bacini di piccole medie dimensioni o innescare movimenti franosi di natura superficiale), richiedono nuove strategie per consentire agli abitanti della Serra di Chiaverano di vivere in tranquillità e sicurezza.
Con questo obiettivo, dal confronto sulla gestione del rischio idrogeologico nata in seguito agli eventi alluvionali del 2014, fu avviata una collaborazione continua tra cittadini, associazioni (tra di esse l’Associazione Antincendio Boschivo di Chiaverano e il Circolo Legambiente Dora Baltea) e l’amministrazione comunale. Si partì da una mappatura, eseguita dai cittadini, delle potenziali situazioni di rischio presenti sul versante della Serra a ridosso dei nuclei abitati. Ad essa ha fatto seguito un’indagine e la realizzazione di un database geografico degli eventi storici e degli interventi realizzati aggiornabile nel tempo.

Infine, l’avvio delle Giornate della Manutenzione Territoriale a cui partecipano volontari, associazioni e l’amministrazione comunale che con cadenza quadrimestrale realizzano interventi di manutenzione ordinaria sulla base dei rischi mappati.
Il territorio, vale per la Serra di Ivrea come per tutto il territorio nazionale, è un’entità che si modifica nel tempo, così come si modificano i servizi che la popolazione richiede ad esso. Tali processi devono essere tenuti in considerazione nella gestione del rischio attraverso opere di monitoraggio permanente realizzabili solamente con il supporto ed il coinvolgimento dei cittadini che ci abitano. In questo modo è possibile ottenere un doppio risultato: costruire mappe dinamiche del rischio e delle necessità, consapevolizzare gli abitanti ed incentivarli a svolgere attività di volontariato. Condizioni importanti ma non sufficienti: è necessario che sulla loro base si sviluppi l’azione concertata dei diversi livelli istituzionali che riguarda la pianificazione delle azioni e il reperimento delle risorse.
Legambiente ha riconosciuto il valore innovativo di questa esperienza assegnando nel 2019 la Bandiera Verde ai volontari delle Giornate della Manutenzione territoriale di Chiaverano.
In futuro, gli ulteriori passi che si vorrebbero fare riguardano: la gestione dei boschi, svolta mediante una selvicoltura attenta e rispettosa delle diverse funzioni svolte dalle cenosi forestali e il ripristino dei muretti a secco. Si tratta certamente di interventi che vanno al di là delle forze dei volontari e dello stesso Comune. È necessario da un lato coinvolgere i proprietari per favorire la costruzione di forme di gestione consortile dei terreni boscati, dall’altra di attivare aggregazioni più ampie, che superino i limiti amministrativi e consentano di migliorare la rete di piccole infrastrutture fondamentali per la fruizione e la cura di un territorio da sempre fortemente influenzato dall’attività antropica.
L’emergenza sanitaria ha portato molte persone a riscoprire il valore dei luoghi di prossimità, con una formula, il turismo lento, che porta numerosi benefici al territorio e alle sue piccole attività economiche, anche per questo la cura del territorio e la sua messa in sicurezza, ha oggi ancora più valore.
Roberta Benetti, Nevio Perna e Enzo Ramella

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