Come ti squaglio l’uomo di roccia

3 giugno 2015

Mara Lacchia, Rifugio Pontese, Vallone di Piantonetto, 2200 m, Valle dell’Orco.

…E l’uomo di roccia, dopo lunghe ore di dura lotta con l’alpe, trovò riparo tra i verdi pascoli della Piana delle Muande, accudito e coccolato dalla Mara, dolce rifugista. Ella provvide a saziarne l’appetito con freschi e sostanziosi prodotti di stagione e a placarne la sete con vivace birra fermentata in baita. La serata fu animata dalle contagiose risate dell’ostessa e dal clima gioioso e coinvolgente che pervadeva tutti gli ospiti. Al calar delle tenebre l’alpinista si abbandonò a un lungo sonno ristoratore per riposare le stanche membra provate dalle fatiche della giornata.
Sono numerosi gli scalatori che hanno vissuto sulla propria pelle questa sorta di favola per bambini ambientata in uno dei templi dell’arrampicata piemontese, ai piedi del Becco meridionale della Tribolazione e del Becco di Valsoera sui quali sono state tracciate vie dalle firme prestigiose tra cui la Grassi-Re e la Mellano-Perego. Percorsi lunghi e impegnativi, in alta montagna, che mettono a dura prova muscoli e nervi dei rocciatori e rendono il rientro in rifugio ancor più piacevole.
Mara è lì ad aspettarli sorridente.
«Gli arrampicatori del Piantonetto apprezzano le porzioni abbondanti. È gente che si fa lunghi avvicinamenti, che trascorre molte ore in parete e che non sta lì a pensare alla dieta per migliorare il grado. Quindi scendono con tanta fame. Oltretutto, si fermano diverse notti per ripetere più vie possibile e il loro appetito cresce di giorno in giorno».
Il classico rifugista burbero con cui è difficile scambiare due parole non si incontra di certo al Pontese. Anzi, solitamente Mara è quella seduta al centro della tavolata più lunga, intenta a mangiare e scherzare con i suoi clienti. E quando c’è troppo affollamento, Mara è quella che serve ai tavoli e ne approfitta per scambiare due chiacchiere con ciascuno degli avventori. Infatti qui non si respira quell’atmosfera seriosa in cui si sente soltanto raccontare di vie, gradi, passaggi e avventure al limite dell’assurdo.

«Coloro che non ci conoscono arrivano pensando di trovare un ambiente serio – sogghigna Mara – ma ben presto finiscono per adattarsi all’andazzo generale: godereccio e scanzonato. In tanti si sono stupiti di trovarsi in tavola la paella il sabato sera, ma poi sono tornati altre volte proprio per quello. E quelli che non hanno apprezzato l’ambiente non si sono più fatti vedere e non ci mancano per nulla».
Un’altra particolarità del Pontese è la forte concentrazione di bambini che rallegrano ulteriormente il rifugio e consentono ai rocciatori puri e duri di non prendersi troppo sul serio. In tutta la sua carriera di rifugista Mara si è sempre impegnata attivamente nell’organizzazione di settimane per ragazzi all’insegna di arrampicata, escursionismo e vita nell’aria pulita della montagna.
«Dalla chiusura delle scuole – continua Mara – fino a luglio, ospitiamo bambini e ragazzi che sotto la supervisione di una Guida alpina hanno l’opportunità di trascorrere una settimana nel Parco del Gran Paradiso. Una sorta di Estate ragazzi, ma più intensa, che prevede l’arrampicata sulle falesie attrezzate intorno al rifugio, passeggiate alla scoperta della flora e della fauna, escursioni, un trekking con pernottamento in bivacco e una serie di attività in inglese tenute da un’insegnante madrelingua. I bimbi vengono per giocare e divertirsi, come per altro i frequentatori adulti, ma in maniera più genuina e spontanea, violando le regole del rifugista, facendo casino di notte ma portando una ventata di novità nell’ambiente austero degli alpinisti».
AAA Rifugio Pontese benvenuti perditempo!
Simone Bobbio

www.rifugiopontese.it

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