Chiara, rossa, scura; passione birra

28 febbraio 2013

Le montagne sono quelle di Val della Torre e di Givoletto, il torrente è il Casternone: ai piedi delle prime propaggini delle Alpi Graie, lungo la strada che conduce da Alpignano a la Cassa nasce la Birra Gilac, una delle eccellenze dell’artigianato del gusto piemontese.
Gilac, il cui acronimo e il primitivo marchio tradiscono i legami con il territorio, è ormai una realtà consolidata nel panorama dei birrifici artigianali della nostra regione. La sua storia nasce nel 2007 quando alcuni amici con Claudia, chimica e biologa a fare da mastro birraia, dopo aver sperimentato con successo la produzione domestica, decidono di iniziare l’avventura. Competenza e passione per la ricerca hanno fatto il resto. E in pochi anni è stata raggiunta una produzione di alta qualità che si rivolge soprattutto a una fascia di pubblico medio alta.
In periodo di crisi, il mercato della birra artigianale, che attualmente copre non più del due per cento del consumo complessivo, appare in controtendenza, ci confermano i titolari di Gilac, con ampi margini di crescita. Impiantare un birrificio non richiede costi proibitivi, il mercato ha ancora ampi margini di sviluppo e per i territori marginali, come colline e aree di montagna, rappresentano interessanti opportunità di lavoro.

Infatti, birrifici artigianali e micro-birrirrifici stanno diventando oggi una realtà economica davvero importante: in pochi avrebbero creduto che in meno di vent’anni l’esperienza pionieristica di Teo Mussi a Piozzo con le Baladin, avrebbe avuto un così grande seguito e successo. E parlare di birra, in Piemonte,  a qualcuno sembra ancora un’eresia. Anche se poi, a ben vedere, prima della conquista romana, al nord la birra era comunque una bevanda-alimento molto importante.
Oltre all’esperienza del mastro birraio, per ottenere una buona birra è fondamentale la qualità dell’acqua: a seconda del tipo di birra che si vuole ottenere sono necessarie acque più o meno dure. Ecco allora che la montagna, con le sue mille sorgenti, diventa un territorio privilegiato. «Per la rossa – spiega Mauro, che da anni produce birra per uso domestico – uso l’acqua del Colle del Lys. Mentre per quella scura invece la più adatta è una certa sorgente della Valle di Susa».

I birrifici artigianali sono oggi una realtà in continua evoluzione: tanti ne aprono, altri chiudono, altri ancora godono di un successo davvero travolgente (attualmente sono una sessantina in Piemonte e più di ottanta nella vicina Lombardia). Bere birra di qualità è una moda che piace soprattutto ai giovani e la birreria è un luogo per eccellenza di socializzazione.
Alcune realtà sono davvero minuscole, come il birrificio del rifugio Pagarì in Alpi Marittime, poche centinaia di bottiglie prodotte da Andrea Pittavino riservate ai frequentatori e agli ospiti del rifugio (4 ore a piedi da San Giacomo di Entracque). Altri associano birrificio al pub-brasserie come Beba, a Villar Perosa. In Valle Po la birra è entrata in carcere, non per eccesso di tasso alcolico, ma perché nella casa circondariale di Saluzzo la cooperativa Pausa Caffè, coordinata da Andrea Bertola, la produce con ottimi risultati. In valle Vermenagna, nello sperduto vallone di Palanfrè, il birrificio Troll ha dovuto recentemente ampliare gli impianti per la produzione di una “Bruna Alpina” in collegamento con l’Ecomuseo regionale della Segale presente in Valle Gesso. E altre interessanti realtà, per restare in ambito alpino, le troviamo a Frassino (Boero), a San Germano Chisone (la Brasseria alpina) e appena dietro il Monginevro a Briançon con la birra Torment.
Passione, immaginazione, socialità: la birra è tutto questo e anche ovviamente occasione di lavoro.
Aldo Molino

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