Alpi in mutamento

31 gennaio 2016

V. Porcellana, A. Gretter, R.C. Zanini (a cura di), Alpi in mutamento. Continuità e discontinuità nella trasmissione delle risorse in area alpina, Edizioni dell’Orso 2015

Questo lavoro segue di un anno l’uscita del primo volume, “Minoranze in mutamento. Etnicità, lingue e processi demografici nelle valli alpine italiane”, situandosi come prosecuzione e in parte restituzione del progetto Liminal, Linguistic Minorities in the Alps: Ethnicity, Languages and Demographic Processes (condotto dal 2013 al 2015 da un’équipe internazionale con capofila l’Università degli Studi di Torino e il cofinanziamento della Compagnia di San Paolo).
Dopo lo studio della vitalità linguistica delle zone di minoranza sparse nelle Alpi, enclaves particolarmente attive dal punto di vista della tutela, valorizzazione e comunicazione del proprio patrimonio linguistico e culturale, il volume in questione raccoglie contributi che si interrogano su come viene trasmesso il patrimonio locale, inteso quale insieme di saperi, saper fare, manufatti e risorse naturali e culturali, alla luce degli odierni cambiamenti di popolazione nelle Alpi, i quali contribuiscono alla rifunzionalizzazione di un apparato culturale in vista dei bisogni più contemporanei.
Così come le lingue minoritarie sono investite di nuovi significati dati dal maggior interesse verso di esse da parte di nuovi abitanti, che divengono nuovi locutori o si fanno promotori di iniziative volte alla loro valorizzazione, in contrasto con il destino di “lingue morte” che sembrava attanagliare il maggior numero di esse, così si possono intravedere percorsi analoghi per l’insieme di beni culturali (siano essi materiali o immateriali), intravedendo percorsi di continuità o discontinuità nella loro trasmissione sia sotto l’aspetto più prettamente culturale, sia sotto la lente di nuove forme di economia locale.
Il quadro che emerge è variegato benché i diversi contributi, e quindi temi di ricerca, siano interdipendenti e interconnessi, permettendone una lettura unica che approda a un quadro globale che non ne nega la complessità di fondo.
Disclipline diverse, metodi di indagine differenti, un solo obiettivo: quale futuro intravedere dalle pratiche più o meno spontanee che la vitalità del mondo alpino ci mostra e che, non soffermandosi alle loro performances, i ricercatori devono scavare in un operazione di carotaggio per intravederne i sostrati.
È così che pratiche di gestione del territorio innovative affondano le radici in istituzioni codificate nel passato, facendo dialogare i più recenti temi, quale quello dei beni comuni, con la riscoperta di saperi tradizionali; rivitalizzazioni demografiche si incontrano/scontrano con modelli ereditari di trasmissione dei saperi e di pratiche; il concetto di comunità viene rivisitato alla luce di diaspore, come quella valdese, o di ritorni che fanno delle Alpi un territorio translocale; le più recenti forme artistiche si mescolano alle memorie del passato restituendo loro un’attualità tutta da investigare; la lingua madre appare il veicolo per la lettura del territorio e quest’ultimo diventa a sua volta la chiave per la decodifica del paesaggio, di cui fanno parte anche le architetture, risultante dell’azione millenaria dell’uomo sull’ambiente.
Un volume complesso che unisce indagini qualitative e quantitative, diacroniche e sincroniche, e che fa il punto, da Ovest a Est dell’arco alpino, di una situazione territoriale complessa la cui pianificazione non può esulare da chi abita il territorio.
Maria Anna Bertolino

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