Federica Corrado (a cura di), “Popolazione e cultura: le Alpi di oggi”, Terre Alte-Dislivelli, Franco Angeli Editore 2015
In questo ultimo periodo diverse sono le notizie e i progetti che hanno portato la montagna in primo piano: dalla recente inaugurazione della funivia che porta a punta Helbronner, alla proposta di creazione di un parco del Monviso, alla montagna che rivive come luogo di accoglienza e di innovazione grazie anche al contributo dato dalla recente immigrazione etc.
Questi sono solo alcuni riferimenti che però mettono chiaramente in evidenza che oggi continuiamo ad essere di fronte a tante montagne ma soprattutto a tante modalità diverse di declinare lo sviluppo territoriale. In parte, la dicotomia montagna sviluppata-montagna marginale sta lasciando spazio a un’altra dicotomia, quella della “montagna spettacolo”-“montagna lenta”. Dunque è sulle modalità d’uso delle risorse montane che si fanno scelte in merito a effetti e impatti sul territorio.
Per ragionare in tal senso e dare lettura di quanto sta accadendo, è necessario riprendere il dibattito sulla montagna sostenibile ponendo attenzione a due aspetti: la coscienza di comunità e la transcalarità delle politiche per la montagna. Questi due aspetti, da un lato, ancorano un pensare lo sviluppo come cura dei luoghi attraverso un senso di appartenenza ad essi, dall’altro lato, mettono in collegamento risorse locali e non trasferibili con un contesto panalpino all’interno del quale prendono forma visioni più globali e si favoriscono sviluppi alternativi.
Su questi temi e su altro la Cipra Italia insieme alla Presidenza Italiana della Convenzione delle Alpi 2012-2014 del Ministero dell’Ambiente ha pubblicato il volume “Popolazione e cultura: le Alpi di oggi” nella nostra collana Terre Alte-Dislivelli dell’Editore Franco Angeli. Una pubblicazione che intende anzitutto dare un segno forte del fatto che è in corso un cambiamento culturale dentro le montagne. Cambiamento che trova concretizzazione in tante pratiche sperimentali nel settore dell’agricoltura, della ricerca, della ricettività etc.
Il volume è diviso in due parti. La prima parte contiene una serie di contributi che illustrano il percorso della Presidenza Italiana della Convenzione delle Alpi attorno ai temi accennati (tra questi si cita il contributo dedicato al Rapporto sul turismo sostenibile, all’agenda digitale alpina, al cambiamento demografico). La seconda parte presenta la restituzione dell’esperienza del Laboratorio Alpino per lo Sviluppo che Cipra Italia ha avviato in Valle di Susa a partire dal 2014 al fine di sperimentare un modello nuovo di costruzione/interazione del percorso di sviluppo locale a partire dalle pratiche innovative in atto, mettendo così al centro quel fare territorio che sperimenta modelli alternativi di sviluppo.
La cultura della popolazione montana mi sembra un dato cruciale. Non solo perché in montagna la cultura, come la libertà, è”più necessaria che altrove” per i superiori livelli di organizzazione territoriale richiesti (variabilità ed estremizzazione dei parametri ambientali: da approfondire) ma anche proprio perché la montagna si salva solo se ha la capacità di fare business con la cultura. Scienza e storia, ad esempio, sono risorse potenzialmente abbondanti in montagna e ricercate nel mercato, globale o locale che sia. Le comunità dei montanari tendono ad ignorarle per rivolgersi ad investimenti che sovente cancellano o affievoliscono la risorsa culturale banalizzando il contesto. Se la cultura necessaria non è presente negli operatori locali, essi andrebbero guidati dalle associazioni e poi dalle politiche dell’ente pubblico, anziché distribuire aiuti economici che ora è divenuto impossibile erogare.