Di Claudia Apostolo e Milena Boccadoro
Offrire lavoro a chi vuole restare a vivere in montagna, in Valle Grana, che si snoda verso il confine con la Francia, nel Piemonte sud occidentale.
È l’obiettivo di EmotionAlp, cooperativa di lavoro che conta una decina di soci e numerosi collaboratori stagionali. Una realtà con molte sfaccettature: organizza trekking, gite di scialpinismo e mountain bike alla scoperta della natura, gestisce un bistrot che funziona tutto l’anno a Pradleves e a Caraglio gestisce le visite nel seicentesco edificio dove fino al 1939 si produceva la seta.
All’interno anche “Porta di Valle” punto informativo e di vendita di prodotti locali dove, subito dopo la laurea, ha trovato lavoro vicino a casa Elisabetta Bottasso: “Ricordiamo ad esempio che nelle aziende che promuoviamo la lavorazioni sono fatte tutte a mano e questo aiuta a capire la qualità e il prezzo”.
“Vivere qui è una scelta, e diversificare le attività è la chiave per poter restare”, spiega Roberto Ribero, fondatore di EmotionAlp. “Se per raggiungere il posto di lavoro bisogna fare su e giù tutti giorni, il rischio è di trasferirsi a valle definitivamente”.
Come tutte le aree alpine, la Valle Grana ha subito un forte spopolamento: oggi nell’alta e media valle vivono solo 1500 persone, 7000 a Caraglio, il centro più popoloso che si affaccia sulla pianura.
Il turismo fino agli anni ’90 era una risorsa importante e impiegava almeno 200 persone. Gli alberghi sono chiusi da anni, gli occupati nel turismo, compresi i soci di Emotionalp, sono ora una cinquantina.
Ma è l’agricoltura biologica di qualità la maggior risorsa economica in Valle Grana: una ventina di piccole aziende artigianali producono ortofrutta e impiegano circa 400 addetti. Tra queste Cascina Rosa, pioniera fin dagli anni 80 del biologico in Italia, produce ortaggi e frutta e li trasforma. È tra le principali aziende che hanno sottoscritto, con EmotionAlp, “Grana in Rete”, contratto che consente lo scambio di beni, manodopera e servizi. Un’ opportunità per le aziende agricole come quelle delle Valle Grana per lo più a dimensione famigliare, con pochissimi dipendenti fissi e collaboratori stagionali.
Secondo l’anagrafe Agricola della Regione Piemonte, tra il 1992 e il 2010 tra la Valle Grana e la vicina Valle Maira il numero delle aziende agricole è crollato del 70 per cento. Da alcuni anni però c’è una lenta inversione di tendenza e si è abbassata anche l’età di chi lavora in agricoltura.
Eppure scegliere di coltivare la terra in Valle Grana è un percorso in salita. “Ci vuole una tenacia fuori dal comune per riuscirci- racconta Roberto Ribero – ed è difficile anche rinunciare, molti anziani ad esempio non cedono i terreni che non riescono a coltivare. Due giovani dopo una esperienza di woofing, scambio ospitalità/ lavoro in agricoltura, hanno deciso di aprire una loro azienda in Val Grana ma ci hanno messo 4 anni per trovare casa e due appezzamenti di terreno”.
Da sempre chi vive in montagna fa più mestieri: “bisogna essere creativi –ricorda Roberto Ribero – inventarsi sempre nuove opportunità”.
Per esempio, offrire produzione, trasformazione e ristorazione, come a Cascina Rosa, oppure fare la guida in montagna, come Roberto convinto che il percorso sia quello giusto:
“Non è facile ma insieme ce la possiamo fare. Le distanze si sono accorciate grazie alla rete: non siamo soli, possiamo scambiare esperienze con realtà lontane nello spazio ma con cui condividiamo problemi e obiettivi.”