Una montagna in trasformazione, dalle Alpi agli Appennini, vede oggi una ritrovata attrattività confermata dalla “risalita a salmone” di nuovi montanari, che si uniscono ai restanti locali per costruire comunità operanti e aprire laboratori di innovazione: luoghi di smart working, produzione e gestione comunitaria di energie da fonti rinnovabili, valorizzazione “del vecchio” con la tecnologia e la gestione “del nuovo”, valorizzazione e monetarizzazione dei servizi ecosistemici. Una montagna che sempre di più richiede competenze pluridisciplinari rispondenti a esigenze specifiche, perché, come scrive Alberto Di Gioia nell’articolo di apertura, “la montagna della complessità, quella dove è possibile il cambiamento, non vuole vivere più di estreme passioni”, ma ha bisogno di rinnovati percorsi educativi, professionalità, efficienza e organizzazione. E per questo le competenze “di riflesso” della città non bastano più, sono anch’esse importanti ma da sole ormai insufficienti. I montanari per scelta oggi hanno bisogno di nuovi percorsi educativi e formativi dedicati ai loro contesti che li possano aiutare a realizzare il cambiamento dei luoghi montani verso un futuro sostenibile di benessere comunitario, in modo professionale.
In questo numero della rivista Dislivelli.eu vi proponiamo quindi una serie di esempi del nuovo che avanza, sperando che altri percorsi virtuosi e attenti alle esigenze della montagna possano in futuro nascere e prosperare.
Buona lettura