La fine del biennio di segretariato italiano della Convenzione delle Alpi, conclusosi con la XIII Conferenza di Torino, è stata l’occasione per riflettere su passato, presente e futuro di uno strumento utile a tracciare le linee condivise per una gestione sostenibile del territorio alpino. La redazione di Dislivelli ha seguito i lavori di ministri e delegati riuniti al Monte dei Cappuccini. In questo numero doppio di dicembre-gennaio cerchiamo di capire quanto e come la “Costituzione delle Alpi” sia conosciuta e percepita anche da parte di chi vive e opera sul territorio montano.
Buona lettura!
Caro Direttore,
ho puntualmente ricevuto il numero della vostra rivista e le scrivo anzitutto per ringraziarla di aver dato spazio ad un tema , quello della Convenzione delle Alpi, che diciamolo pure è un po’ ostico alla comunicazione.
Una riflessione complessa quella che proponete a partire dal biennio di Presidenza Italiana relativamente a passato, presente e futuro della Convenzione. Ed è proprio sulla “lettura al futuro” che vorrei sottoporvi qualche riflessione.
Non ho trovato traccia infatti nel numero di un fatto molto importante: per parlare di futuro della Convenzione delle Alpi, di per sé uno strumento neutro, non possiamo non soffermarci a riflettere sul prossimo biennio di Presidenza che spetta alla Germania. Anzitutto auguri ai colleghi di buon lavoro, ma poi vorrei proporre qualche spunto proprio nel mio ruolo di Presidente di CIPRA Italia.
Come forse saprete, la Presidenza Italiana ha lavorato insieme agli altri Paesi, all’interno del Gruppo Demografia e Occupazione, per redigere il prossimo Report sullo Stato delle Alpi centrato sul tema Demografia e Occupazione. Ecco, i dati dalla Germania sono arrivati quasi in chiusura di un biennio di lavoro congiunto su temi quali spopolamento, condizioni e opportunità economiche, popolazioni alpine.
Allora, se guardo al futuro della Convenzione e penso all’arco alpino italiano, mi preme sottolineare l’importanza di continuare a lavorare su questi temi che caratterizzano proprio l’eterogeneità delle Alpi, un aspetto che è al tempo stesso una sfida e un’opportunità e ci permette di ragionare attorno a questioni quali marginalità, nuovi turismi, accessibilità, etc.
Così quando osservo che l’attuale Segretariato Permanente della Convenzione delle Alpi è diretto da una figura austriaca, che la prossima Presidenza della Convenzione sarà tedesca e, ancora come ricercatore, vedo che i maggiori centri di ricerca sullo sviluppo alpino sono in Tirolo, pur essendo ben consapevole che non si tratta di una situazione forzata, rimango un po’ in apprensione per il resto dell’arco alpino italiano di cui mi occupo. Come l’arco alpino piemontese ad esempio che fa fatica – come ci ricordano sempre i nostri amici dell’Uncem Piemonte- e ha bisogno di trovare nuovi percorsi di sviluppo.
Allora, se vogliamo fare una lettura verso il futuro, non possiamo tralasciare il riconoscimento che ci stiamo avviando verso una polarizzazione territoriale di ruoli, che sicuramente non toglie nulla all’operato virtuoso che i diversi soggetti sapranno mettere in campo, ma ci richiama all’intero dei confini nazionale a riflessioni chiare e precise sui percorsi che vogliamo intraprendere e sulle richieste che vogliamo portare avanti in termini di politiche per le Alpi affinché fra due anni non ci si trovi ancora più lontani di oggi dalla Convenzione delle Alpi.
Ringraziandola per lo spazio che vorrà dedicare a questa risposta sulla sua rivista, la saluto cordialmente
Federica Corrado
Presidente di CIPRA Italia
Gentile Presidente Cipra Italia,
innazitutto la ringrazio per l’apprezzamento sul nostro numero della rivista, realizzato con i colleghi di redazione. Per quanto riguarda l’argomento da lei sollevato, che mi sembra di grande rilevanza, non l’abbiamo trattato per il semplice motivo che non è assolutamente emerso nel corso della XIII Conferenza delle Alpi di Torino da noi seguita. Abbiamo cercato invece, per quanto possibile con argomenti complessi e importanti come quelli legati alla Convenzione delle Alpi, di capire come questi vengano percepiti e interpretati sul territorio. Sforzandoci, al contempo, di sottolineare l’importanza estrema della Convenzione stessa per il futuro di tutto l’Arco alpino. In ottica transnazionale.
Tornando al problema da lei sollevato, che come dicevo ci sembra di grande rilevanza, siamo ben lieti di poter dare spazio alla sua come ad altre osservazioni. Nell’ottica di animare un dibattito che possa essere il più possibile costruttivo per tutti noi che, a vario titolo, lavoriamo alla valorizzazione del territorio montano.
Un cordiale saluto