Lo scorso anno con il numero di dicembre-gennaio 2013 proponevamo un dossier sullo sci di massa delle grandi stazioni sciistiche. Sottolineando come fosse «fortemente penalizzato dai costi astronomici dell’energia che crea la neve e fa girare gli impianti, da un certo disincanto dei praticanti e dalla necessità di dipendere sempre più dai sovvenzionamenti pubblici, dunque anche dalle tasche dei cittadini che non sciano». Quest’anno invece abbiamo cercato di raccogliere una serie di contributi per fotografare le strade possibili per il futuro di un turismo invernale sostenibile, senza la dipendenza assoluta dai cavi e dai motori. Quindi pelli di foca, sci da fondo, ciaspole. Ma anche cascate di ghiaccio e tutto ciò che la montagna invernale può offrire senza dover ipotecare il proprio futuro su un’unica strada. E abbiamo scoperto una cosa interessante: l’assoluta dipendenza dell’indotto del turismo invernale dalle stazioni dello sci di massa, “mantra” che i media mainstream strillano ogni inizio di stagione invernale, corrisponde ormai sempre meno alla realtà. Per accorgersene basta, come abbiamo fatto noi, andare a incontrare gli operatori turistici sul territorio.
Buona lettura