Irene Borgna, “Cieli neri”, Ponte alle Grazie in collaborazione con il Cai, 2021, pp. 204, 15 euro.

Il punto di vista è eversivo: in un momento in cui tutti invocano il ritorno alle luminose certezze del passato, la luce in fondo al tunnel, una lampada per il futuro, Irene Borgna ci propone un viaggio nella notte attraverso luoghi, emozioni e latitudini differenti, accomunate dalla nostalgia del buio. Irene sostiene, ragionevolmente, che la civiltà contemporanea abbia cancellato con l’inquinamento luminoso una delle condizioni fondamentali della vita umana, animale e vegetale, impedendo la contemplazione dell’universo, violentando il sentimento del buio e costringendoci a vivere in una specie di giorno perenne. Dal punto di vista narrativo è stupefacente viaggiare alla ricerca delle notti perdute, con sguardi e prospettive rovesciate; dal punto di vista psicanalitico è ancora più sconvolgente, perché si affrontano le dimensioni dell’oscurità, del silenzio e dell’immensità, che sono le uniche che potrebbero trarci dall’impaccio di una crisi epocale.
Enrico Camanni