I territori terrazzati sono da qualche tempo protagonisti di una rinascita che mette al centro un nuovo rapporto tra le comunità e le risorse locali. La trasformazione che, in generale, i territori stanno vivendo deriva anzitutto da una ri-lettura delle loro risorse da parte delle comunità locali al fine di costruire percorsi innovativi di sviluppo. Ed è proprio nelle pratiche in atto in questi territori, caratterizzati da un paesaggio profondamente modellato dall’uomo attraverso la costruzione di ripidi terrazzi, che oggi si possono osservare soluzioni nuove o innovative che vanno oltre la tradizione, puntando sulla definizione di nuovi modelli di sviluppo che mettono in campo una cura del territorio, un’idea complessa di agricoltura, un senso di comunità, una relazione rispettosa e sostenibile con l’ambiente naturale. Nel Terzo Congresso sui Paesaggi terrazzati, tenutosi nel 2016 in Italia, si è ribadito che “prendersi cura dei paesaggi terrazzati significa riconoscere che essi possono rispondere in modo concreto a richieste contemporanee e diverse, come la conservazione del valore storico e culturale, l’esplicazione di funzioni ambientali e idrogeologiche, il miglioramento della qualità della vita attraverso produzioni agroalimentari di qualità, il senso di appartenenza, lo sviluppo sostenibile”.
In questo senso, diventa fondamentale mantenere in vita i terrazzamenti, non solo come un pezzo di storia ma anche come un bene comune su cui fondare un’identità territoriale resiliente e come un pezzo di territorio che contribuisce in maniera importante alla stabilità del territorio e alle sue produzioni. I territori terrazzati sono spesso luoghi dove si esprimono forme di produzioni agricole, talvolta eroica, che contribuiscono alla produzione di economie – che oggi definiamo green – e determinano l’affermarsi di specifiche identità. I soggetti che localmente agiscono, a vario titolo, per mantenere i muretti a secco, per recuperare le costruzioni tipiche, per mantenere viva un’agricoltura, una sentieristica, una fauna e una flora locale dentro ad un quadro territoriale complesso sono molteplici ed entrano con un ruolo importante nella costruzione dell’identità della comunità locale e di un senso di appartenenza ai luoghi. Si tratta di amministratori locali, associazioni culturali, agricoltori e produttori vitivinicoli, operatori economici locali, singoli cittadini appassionati, studiosi e ricercatori, esperti del settore, etc.
Facendo riferimento alla situazione a livello nazionale, va osservato che circa il 16% dei territori terrazzati si trovano in area montana e una buona percentuale di questi proprio in area alpina. Qui, la costruzione del terrazzamento “rappresenta un sistema di opere frutto di conoscenze tradizionali legate alle tecniche di costruzione e di coltivazione, alla perfetta comprensione delle caratteristiche idrogeologiche e climatiche, in grado di sfruttare in modo ottimale le risorse ambientali” (ISMEA, 2016). I territori terrazzati italiani si trovano spesso in territori geomorfologicamente complessi e in situazioni di marginalità geografica e socio-economica, tanto che le attività agricole condotte sono spesso definite come eroiche. Tra tutte queste è in particolar modo la viticoltura ad aver ricevuto le prime attenzioni legislative: l’articolo 7 della L.N. n. 238 del 2012 e integrazioni del 2016 (conosciuta come Testo unico sul vino) è rivolto alla tutela e salvaguardia dei vigneti eroici o storici.
Ancora prima, nel 2006, la Convenzione delle Alpi nel documento dal titolo “Dichiarazione Popolazione e cultura” firmato da tutti gli Stati membri dell’arco alpino, fa emergere con forza come la salvaguardia e lo sviluppo dei territori alpini richieda una qualche forma di “rafforzamento della coscienza di comunità e dell’identità della popolazione residente”: in questo senso i territori terrazzati sono paradigmatici di un nuovo sviluppo per le Alpi e non solo.
In relazione a questo interessante quadro che si va delineando, il numero della rivista in oggetto è dedicato ai territori terrazzati e alle loro comunità come portatori di innov-azioni e speriment-azioni, come terreni su cui si attivano le comunità locali, come luoghi di sperimentazione di governance territoriali, come frontiere del ri-abitare e produrre. I diversi contributi vanno dunque nella direzione di mettere in evidenza questi aspetti, facendo emergere anche le singole peculiarità, ma soprattutto il grande fermento che sta attraversando l’intero sistema alpino su questo tema.
Per dare forza strategica a questi territori è dunque necessario operare un rovesciamento dello sguardo, da luoghi del margine a nuove centralità, per approdare a logiche efficaci nella definizione dei percorsi di sviluppo e quindi dei programmi e delle politiche territoriali affinché questi luoghi possano diventare effettivamente nodi di nuovi sistemi economici, culturali e sociali.
Federica Corrado