De Rossi A., Dini R., Penna M., Turco F. (a cura di), La trasformazione del territorio alpino e la costruzione dello Stato. Il secolo XIX e la contemporaneità in Valle di Susa, Centro Culturale Diocesano, Susa, 2011.

Anche volendo, sembra impossibile ormai parlare della Valle di Susa senza prendere in considerazione le invadenti infrastrutture che la attraversano longitudinalmente e che da almeno due secoli costituiscono i principali  assi strutturanti del suo territorio. Il libro” La trasformazione del territorio alpino e la costruzione dello Stato”, realizzato dal Centro Culturale Diocesano di Susa  in occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia (a cura di Antonio De Rossi, Roberto Dini, Michela Penna e Federica Turco) sfrutta questa caratteristica della valle come asse portante del racconto della storia del territorio valsusino tra l’inizio dell’800 e la fine del ‘900. Da quando cioè la costruzione della Strada Napoleonica verso il Moncenisio segna  per la prima volta la supremazia dell’infrastruttura sul territorio, con la strada (o la ferrovia) che cessa di adattarsi alla morfologia della valle, facendosi piuttosto espressione di un progetto rigidamente geometrico e diventando essa stessa elemento generatore delle dinamiche territoriali.
La nuova strada verso la Francia è stata solo la prima delle numerose infrastrutture lineari che nel corso del tempo hanno solcato il corridoio della Valle di Susa, modificando radicalmente il suo paesaggio, il suo rapporto con la città e le relazioni tra le comunità locali ed il territorio: la ferrovia del Frejus, la nuova statale di fondovalle, l’autostrada Torino-Bardonecchia e in un futuro, forse, la linea dei treni ad alta velocità. Diverse assi longitudinali che hanno messo in crisi l’equilibrio tra i diversi  piani trasversali (in primo luogo alta, media e bassa valle) sui quali si era storicamente strutturato il territorio e che si sono trovati ad essere espressione di logiche territoriali diverse e in conflitto tra loro.
La narrazione, strutturata in moduli dedicati a temi chiave nella storia della valle (insediamenti, industrie, comunità, fortificazioni, risorse e confini), è accompagnata da una splendida raccolta di immagini storiche, utili nel raccontare l’evoluzione di un territorio montano rurale trovatosi nel giro di pochi decenni diviso tra le borgate abbandonate della media valle, le periferie di lusso del turismo d’alta quota ed il dilagare dell’area metropolitana torinese nel fondovalle. Oltre ai sempre efficaci confronti visivi tra l’ordinato paesaggio vallivo del secolo scorso e l’urbanizzazione tentacolare di oggi, sono imperdibili, per la suggestione storica che offrono, le immagini della Susa del 1859, scattate dal fotografo al seguito delle truppe francesi durante la Campagna d’Italia.
Il libro comunque non si rassegna ad accettare una descrizione della Valle di Susa come inevitabilmente vocata ad essere un corridoio infrastrutturale, mettendone piuttosto in luce le potenzialità come laboratorio per la contemporaneità alpina, dove mettere in pratica progetti per il futuro che – lontani tanto da una banale modernizzazione del territorio, quanto dal ripiegamento su una mai esistita età dell’oro – riescano a valorizzare le sue risorse, trasformandola in un vero territorio montano dell’abitare, con meno urbanizzazione ma più urbanità.
Giacomo Pettenati