“Quali sono i luoghi, i monumenti, i personaggi, i detti che meglio rappresentano Andonno, Roaschia, Entracque, Valdieri, Sant’Anna?”. Ne hanno discusso per mesi, a scadenze bisettimanali, divisi in gruppi di lavoro coordinati dagli operatori dell’Ecomuseo della Segale. Andonnesi, roaschini, entracquesi, valdieresi e santannesi si sono confrontati su quanto c’è di più ovvio e nel contempo meno banale: il luogo in cui si vive. Dopo circa un anno ha preso forma la bella “Carta della gente di qui”, realizzata da una giovane artista locale. Ogni mappa culturale è frutto di scelte e montaggi, che cuciono insieme il paesaggio materiale e immateriale: non riflette come uno specchio ciò che c’è, ma mostra ciò che è ritenuto importante, desiderabile, o semplicemente bello. Così a Entracque manca la diga dell’Enel, ma ci sono due antichi ponti in pietra. A Sant’Anna si è scelta non la chiesa bensì la statua della santa, per via di una vicenda miracolosa che l’ha resa oggetto di profonda devozione. A Valdieri, alla fontana della piazza è stata preferita la più discosta funtana marseio, dove si andavano a lavare i panni e l’isòp. A Roaschia non c’è traccia delle gigantesche cave, ma c’è un piccolo tèit in segale. Senz’altro persone diverse avrebbero dato luogo a differenti mappe di comunità (avrebbero “fatto luogo” altrimenti), resta il fatto che quella attuale è il ritratto di una valle invisibile agli occhi. Più che quella di oggi si è scelto di rappresentare la valle di ieri: i nipoti hanno disegnato una mappa molto simile a quella che avrebbero tracciato i loro nonni. Ma mentre gli avi avrebbero rappresentato la realtà a loro contemporanea, i discendenti hanno deciso di escludere gli elementi di rottura col passato e di riconoscersi in esso. La valle che non c’è può essere sia u-topia di un modo di vivere sostenibile, rilettura intelligente e creativa del passato, che a-topia di una valle che rimpiange ciò che era, rinnega ciò che è e non sa inventarsi un futuro.
Irene Borgna