Giampaolo Valdevit, “Storia dell’alpinismo triestino”, Mursia 2018, pp. 240, 17 euro
Anche se si tratta di una storia locale e riguarda l’alpinismo, tema che solitamente esula dagli interessi di Dislivelli, questo lavoro merita uno spazio, un commento e un consenso soprattutto per l’ampiezza dello studio condotto dallo storico Giampaolo Valdevit, ex docente di Storia contemporanea all’Università di Trieste. Da specialista, appunto, Valdevit affronta una delle storie alpinistiche più interessanti e complesse del quadro nazionale, sempre sul confine tra stati, culture e passioni diverse, talvolta contrastanti, più spesso convergenti in visioni avanguardiste e creative sia sul piano individuale che su quello sociale. In pratica Valdevit utilizza la storia dell’alpinismo triestino per indagare questioni come la passione, l’estetica e la moralità degli esploratori della verticale, passando per personaggi chiave come Emilio Comici ed Enzo Cozzolino, interpretando mutamenti epocali condizionati dal pionierismo, dall’irredentismo e dal “modernismo”, e spingendosi fino alla storia contemporanea, sul filo tra sport e cultura. Sulla scia degli studi di Alessandro Pastore, Marco Cuaz, Andrea Zannini e Stefano Morosini, ma con una particolare attenzione alle montagne e alle scalate, Valdevit incrocia la storia dell’alpinismo e l’“arte” dell’arrampicata con la storia sociale e politica, lasciandosi spesso trasportare verso dissertazioni etiche e filosofiche.
Enrico Camanni