I dati sull’appena trascorsa stagione estiva sembrano delineare un quadro fortemente positivo per le montagne piemontesi. A giugno e luglio sui monti le seconde case si sono riaperte e gli alberghi delle località più gettonate hanno sfiorato il sold-out. Con una passione riscoperta per i rifugi: le prenotazioni nelle strutture in alta quota dove poter dimenticare traffico e inquinamento ambientale e acustico, sono aumentate del 20%. Anche le case alpine hanno registrato il “tutto esaurito”: alla Casa Alpina di Valdieri, in luglio i turisti stranieri sono cresciuti del 30 % rispetto allo scorso anno, mentre in agosto la grande maggioranza erano italiani. Nell’area delle valli olimpiche la tendenza è una crescita oltre il 10% (di cui il 20% di stranieri). Picchi di occupazione delle camere del 95% si sono registrati negli hotel del Gran Paradiso, soprattutto nelle settimane centrali di agosto. Valsusa e Val Chisone sono arrivate a un tasso dell’88% e anche le valli di Lanzo hanno raggiunto quota 80%. Altri indicatori positivi sono i passaggi negli uffici del turismo gestiti dall’Atl Turismo Torino: più di 32mila in questi due mesi. Le valli del Cuneese si sono confermate molto attrattive: nel mese di agosto l’occupazione media, secondo i dati raccolti con un sondaggio su un campione di strutture realizzato dall’Atl, è del 70% (di cui il 25 % dei visitatori stranieri, in netta crescita rispetto al 2016).
Ma tutti questi dati entusiasmanti, che sembrerebbero confermare un rinato interesse per la montagna, nascondono in realtà alcune riflessioni rispetto al cambiamento delle modalità di fruizione che non dovrebbero essere trascurate. Come sostiene Massimo Manavella, presidente di Agrap (associazione gestori rifugi alpini e posti tappa del Piemonte): “Il turismo di montagna si sta trasformando in un turismo mordi e fuggi”. Manavella denuncia la mancanza totale di una cultura della montagna da parte dei suoi fruitori, che porta all’impossibilità di una reale capacità di una parte degli operatori turistici di intercettare questi flussi sempre più numerosi. E nonostante i tentativi di rifugisti, guide ambientali, guide alpine e altri professionisti della montagna di offrire proposte sempre più accattivanti, oggi risulta ancora difficile riavviare un volano costante di ospiti. Quello che si sta diffondendo, secondo gli operatori, è un turismo di prossimità, caratterizzato da un assalto sfrenato alla montagna nei soli fine settimana, e quindi con una scarsa produzione di permanenze lunghe e differenziate. Oggi infatti il turista si muove sempre più all’ultimo momento e sempre meno in gruppi organizzati rendendo difficile per chi vive di turismo programmare le proprie attività. Inoltre aggiunge Alessandra Masino, referente per l’Associazione delle guide ambientali ed escursionistiche in Piemonte: “La maggior parte dei grandi numeri di arrivi e presenze registrati durante l’estate sono da imputare al gran caldo, molte persone infatti si sono spostate in alta quota per sfuggire alla calura estiva e non tanto per godere dell’ambiente naturale”.
Le più che favorevoli condizioni climatiche non hanno portato in realtà a grandi cambiamenti sia in termini di distribuzione degli ospiti nei comuni montani del Piemonte che di approccio alla montagna rispetto agli anni passati. Infatti, molti dei dati che vengono riportati sono relativi a “montagne firmate” come il Gran Paradiso o delle “Valli Olimpiche”, mentre le montagne “di serie B”, hanno tassi di occupazione dei posti letto e di presenze e arrivi per lo più costanti. Questo a significare che ciò che manca è una reale promozione e organizzazione organica del territorio piemontese in grado di coinvolgere tutte le aree montane, non solo le più famose e già ben pubblicizzate. In assenza di una strategia comune e di una reale lavoro di rete degli operatori, il rischio è quello che ogni struttura si chiuda in se stessa per darsi alla caccia convulsa del turista da fine settimana. L’azione principale su cui si dovrebbe puntare in modo più incisivo, come sostengono molti degli operatori intervistati da Dislivelli, è quella di una promozione del territorio complessiva che riesca a raccontare e coinvolgere tutti i comuni alpini del Piemonte con le loro offerte turistiche. Molte valli minori ricche di bellezze naturali, culturali e artigianali risentono ancora della mancanza di servizi di base, compresa la possibilità di mettere in campo strategie locali in grado di attrarre i turisti stranieri, nonostante i trend in aumento.
Secondo gli imprenditori e i professionisti della montagna piemontese impegnati nell’offerta di forme di “turismo artigianale”, occorre organizzare l’offerta turistica come un sistema fortemente integrato, dove le specificità di ciascuno diventano patrimonio di tutti. In questo modo i dati positivi, che tutti sperano si ripropongano anche nelle prossime stagioni, potranno portare finalmente un reale contributo allo sviluppo e alla valorizzazione delle Montagne piemontesi.
Chiara Mazzucchi