La museologia dei beni culturali archeologici è stata al centro del convegno “Restituire la memoria. Modi e forme dei linguaggi museali” che si è svolto ad Aosta il 4 e il 5 giugno 2010. Accanto a numerose esperienze internazionali, la situazione aostana è stata affrontata, tra gli altri, nell’intervento di Raffaella Poggiani Keller, soprintendente archeologa della Lombardia e membro della Commissione scientifica per il sito archeologico di Saint-Martin-de-Corléans.
La storia moderna di quest’area archeologica ha inizio nel mese di giugno del 1969: durante i lavori per la realizzazione delle fondamenta di alcuni condomini, furono rinvenuti resti preistorici prontamente dichiarati dallo Stato “di interesse archeologico e storico particolarmente importante”, secondo la dicitura allora in vigore. Interrotti i lavori edilizi, la Regione acquisì l’area per intraprendere un’estesa campagna di scavo che ha rivelato uno dei più significativi complessi preistorici delle Alpi, paragonabile per importanza ai rinvenimenti della Valle Camonica, in Lombardia, e al sito megalitico del Petit-Chasseur, a Sion, nel Vallese svizzero.
Nell’area di Saint-Martin-de-Corléans sono stati portati alla luce resti dell’Età del rame e di epoche successive: al 3000 a.C. risale un allineamento di buche da palo, riferibile forse a un rito di fondazione; in una vasta area rettangolare è stata rinvenuta un’aratura rituale a solchi incrociati, risalente al 2800-2700 a.C.; alla stessa fase appartengono le stele antropomorfe, alcune delle quali, alte fino a 3 metri, riportano incisioni che riproducono con grande finezza gli abiti e i segni distintivi dei personaggi ritratti; tra il 2700 e il 2300 a.C., a breve distanza, fu realizzata una serie di pozzi in cui sono state rinvenute macine, semi di frumento e ciottoli. Tra il 2300 e il 2000 a.C., la stessa area iniziò ad essere usata come luogo di sepoltura: sono state infatti rinvenute tombe a dolmen, per alcune delle quali furono riutilizzate le stele antropomorfe scolpite nei secoli precedenti. Tombe megalitiche furono erette ancora tra il 2100 e il 1900 a.C., mentre a un periodo decisamente successivo, il 1100 a.C. circa, risale l’ultima delle testimonianze portate alla luce, un muro dell’Età del bronzo finale.
Il progetto di musealizzazione prevede un edificio da adibire a sede espositiva per i reperti, con vetrate aperte sull’area archeologica, dotato di sale per le attività didattiche e di una libreria e, auspicabilmente, di un locale da destinare a un Centro di ricerca sul megalitismo alpino, al fine di istituire una rete di collaborazioni scientifiche che coinvolga alcuni musei affini, come il Museo archeologico dell’Alto Adige, inaugurato nel 1998 a Bolzano, e il Museo Nazionale della Preistoria della Valle Camonica, la cui apertura è prevista per il 2012 a Capo di Ponte (Brescia).
Non è stato affrontato, durante il convegno, il rapporto tra la nuova entità museale di Saint-Martin-de-Corléans e il Museo archeologico regionale di Aosta, così come non sembrano essere stati definiti, almeno finora, i rapporti tra le entità museali aostane e la locale università. La soppressione dell’indirizzo di studi in Educazione ai beni ambientali e culturali, attuata dalla Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università della Valle d’Aosta, sembra indicare, al contrario, l’assenza di un coordinamento tra le attività di formazione, di ricerca e di “restituzione” del patrimonio.
Nicola Prinetti