Le Alpi hanno un ricchissimo patrimonio di tecniche, saperi, simboli, folclore, tradizioni legati all’agricoltura, alla trasformazione e alla condivisione del cibo nei pasti e nei momenti di festa. Questi elementi culturali sono il risultato dell’interazione dell’uomo e delle sue necessità con le asprezze dell’ambiente montano e del compromesso tra il presente e un passato in cui era la natura a imporre le sue regole. A loro volta, pratiche come la gestione dei castagneti, la salita in alpeggio o la cottura del pane nei forni di villaggio hanno modellato il paesaggio rurale e umano delle Alpi e rappresentano riferimenti identitari per le popolazioni alpine.
Valorizzare questi aspetti culturali anche in chiave turistica significa proporre le esperienze basate sull’unicità dei luoghi, dei paesaggi, dei sapori e delle persone che tanto sono ricercate dai viaggiatori di oggi. Allo stesso tempo, l’interesse dei visitatori aumenta nelle comunità locali la consapevolezza e l’orgoglio per la propria cultura tradizionale. La candidatura del patrimonio alimentare alpino per l’iscrizione nella lista rappresentativa del patrimonio immateriale UNESCO, avviata lo scorso mese dai 14 partner di AlpFoodway, è un passo importante in questa direzione.

Come attività preliminari alla presentazione della candidatura transnazionale, AlpFoodway ha identificato con le comunità gli elementi principali del patrimonio immateriale legato al cibo e sta portando avanti una ricerca etnografica i cui risultati confluiranno nell’inventario online www.intangiblesearch.eu. Emerge la presenza di alcuni elementi comuni a tutto l’arco alpino, attorno a cui le popolazioni delle Alpi si stanno unendo in iniziative transnazionali, come la Festa del pane nero, che quest’anno ha coinvolto, oltre a Italia e Svizzera, anche la Francia e la Slovenia. Per questo, la candidatura non riguarda gli elementi culturali relativi a una singola preparazione (il tirolese Knödel, i pizzoccheri di Valtellina e Valposchiavo o la Mustardela della val Pellice, per fare qualche esempio), ma abbraccia il paniere dei prodotti più rappresentativi dell’intero arco alpino.
L’inserimento nella lista rappresentativa del patrimonio immateriale dell’umanità dell’UNESCO rappresenta a un tempo un impegno e un’occasione di crescita per le popolazioni alpine, da est a ovest: si tratta di saper cogliere quello spazio di opportunità che si trova tra i due estremi del sotto-utilizzo e della sovra-commercializzazione, nel quale i saperi, i riti e le tradizioni legate al cibo sono promossi con successo al pubblico dei consumatori e dei turisti senza essere distorti e alienati dalle comunità, in modo che i soggetti locali, pubblici e privati, possano essere motivati anche economicamente a investire nella salvaguardia del proprio patrimonio alimentare.
L’elemento chiave perché la candidatura vada a buon fine e possa poi esprimere tutta la sua utilità è il coinvolgimento attivo delle comunità locali e il supporto da parte di tutte le persone che hanno a cuore il futuro delle Alpi. Ciascuno può contribuire a offrire questa opportunità alle popolazioni alpine firmando la petizione che i partner di AlpFoodway hanno lanciato su www.alpfoodway.eu
Marta Geri

Firma la petizione: www.alpfoodway.eu/sign-petition