La Fondation Emile Chanoux, Institut d’Études fédéralistes et régionalistes della Valle d’Aosta, ha promosso una ricerca sulla storia della politica per le montagne in Italia dalle origini, nella seconda metà dell’800, ad oggi, di cui è prevista la conclusione nel 2025. La ricerca si sta svolgendo con indagini su fonti bibliografiche e archivistiche, pubbliche e private, e prevede anche la realizzazione di interviste a protagonisti di questa storia.

«Dislivelli. Ricerca e comunicazione sulla montagna» ha offerto di pubblicare le interviste in una prima versione, di taglio giornalistico, nello spirito che anima l’Associazione, nata «dall’incontro di ricercatori universitari e giornalisti specializzati nel campo delle Alpi e della montagna, allo scopo di favorire l’incontro e la collaborazione di competenze multidisciplinari diverse nell’attività di studio, documentazione e ricerca, ma anche di formazione e informazione sulle terre alte».

Di seguito la prima puntata:

1948-1978: le montagne uniscono

di Oscar Gaspari

Non è stato semplice ma, grazie al sociologo spagnolo Cristóbal Gómez Benito, ho intervistato i montanari catalani che hanno messo le montagne nella Costituzione spagnola!

Da anni mi chiedevo com’era successo che l’articolo 130, secondo comma, della Constitución del 1978 fosse identico all’articolo 44, secondo comma, della Costituzione del 1948. In Spagna il franchismo ha vinto la guerra civile grazie all’aiuto di Hitler e del “nostro” Mussolini – che noi siamo riusciti a battere con la Resistenza e l’aiuto degli Alleati – per questo la Constitución ha 45 anni e la Costituzione ne ha 75, ma entrambe hanno le stesse «zone montane».

Il 25 aprile 2023, in un albergo di Barcellona, ho finalmente posto quella domanda a Joan Ganyet i Solé, eletto nel Parlamento catalano (1984-1999) e nel Senato spagnolo (2000-02), sindaco de La Seu d’Urgell (1983-2003); Antoni Plans i Lladós ingegnere industriale, parla un discreto italiano, ricordo del suo lavoro prima negli impianti idroelettrici della Sila, poi a Ferrara e Lourdes Feixa i Lapedra una – più giovane – economista e, da poco ex, funzionaria della Generalitat de Catalunya, che si è occupata della legge per l’alta montagna della regione. Il fratello di Joan, Ramon, ingegnere civile, non è potuto venire. Sono tutti ancora oggi impegnati in iniziative in favore delle comunità e dell’ambiente delle montagne.

Tutti e tre mi hanno parlato anche della Constitución, ma come tappa di una ininterrotta militanza in difesa dei diritti e degli interessi delle comunità delle montagne dell’Alt Pirineu e della Catalogna e, insieme a questi, dell’integrità ambientale. Una militanza iniziata durante la dittatura di Franco (morto nel 1975) e che continua oggi, con la Generalitat e la monarchia parlamentare spagnola.

La militanza di Joan è iniziata alla fine degli anni ’60 del ‘900, contro la realizzazione di un grande bacino e impianto idroelettrico sul fiume Segre, affluente dell’Ebro, che avrebbe sconvolto il territorio de La Seu d’Urgell, capoluogo della comarca dell’Alt Urgell, una delle sei che formano l’Alt Pirineu. Il giorno della presentazione ufficiale del progetto Joan e altri giovani montanari illustrarono la contrarietà della cittadinanza con un rapporto che ebbe un sostegno pubblico tale da costringere il locale procuratore de Las Cortes (l’allora Parlamento) di Madrid, Joaquín Viola Sauret, a lasciare precipitosamente la sala comunale. L’impianto venne poi realizzato più a valle, grande, ma con ben minore impatto sulla popolazione. Dice Joan: «La realizzazione di quel progetto avrebbe rappresentato la fine del nostro tessuto economico e sociale».

Da sinistra a destra: Antoni Plans i Lladós, Lourdes Feixa i Lapedra, Joan Ganyet i Solé e Oscar Gaspari

Una nuova mobilitazione, nei primi anni ‘70, fermò una urbanizzazione turistica per 10.000 persone nei pressi de La Seu d’Urgell, che aveva lo stesso numero di abitanti. Quei giovani sostennero poi, nel 1976, l’iniziativa dei montanari della vicina Vall de Boí, nella comarca dell’Alta Ribagorça. In quella valle viveva Antoni che dice: «Questo ancora oggi la gente non lo sa, o non lo vuole sapere, ma il progetto era di 100.000 camere, ne sono state costruite 3.500, gli abitanti del paese sono circa 500».

Della metà degli anni ’70 Antoni ricorda che: «In quel momento di cambio di governo, gli speculatori, non solo nella nostra valle, ma in tutta la Spagna, videro una opportunità. Noi, nella montagna, ci mettemmo in contatto con loro – e indica Joan – perché erano organizzativamente più avanzati».

Tra il 1975 e il 1977 vi fu la transizione dal franchismo alla democrazia e il “rinascimento” della Catalogna con il Congrés de Cultura Catalana che si svolse negli stessi anni. Ricorda Joan che: «dopo esserci conosciuti – con Antoni – decidemmo di creare i Grups de l’Alt Pirineu (GAP). Invitammo a partecipare gente di ognuna delle valli degli Alti Pirenei e in una riunione del Congrés, nell’ambito ‘Ordinamento del territorio’ che si tenne ne La Seu d’Urgell, decidemmo di presentare una proposta congiunta dei GAP che fu accolta nelle conclusioni finali del Congrés».

Il 15 giugno 1977 venne eletto il Parlamento nazionale spagnolo che si incaricò di redigere il testo di una nuova Costituzione. Fu allora che i GAP chiesero ad alcuni senatori che conoscevano, della Entesa dels Catalans – eletti in un accordo tra socialisti, comunisti e nazionalisti – che nella nuova Constitución fossero presenti le montagne. Ricordano i nomi di Felip Solé i Sabarís e Josep Ball i Armengol di Lleida e Josep Benet Morell, di Barcellona.

I GAP, delle montagne che comprendono il 20% del territorio ma solo l’1% degli abitanti della Catalogna, si erano garantiti l’ascolto dei senatori grazie ai successi nelle lotte intraprese e alla partecipazione nel Congrés, ma non solo. In quegli stessi anni i GAP promossero riunioni in tutta la Spagna: nel nord, nei Pirenei, nei Picos de Europa (Asturia, Castiglia e Cantabria); nel centro, nella Sierra di Madrid; nel sud a Granada. Parteciparono a incontri con ecologisti e gruppi della sinistra. Ma non andava sempre bene. In una riunione nel Valle del Roncal, in Navarra, Antoni ricorda che «avevo avuto contatti, attraverso la stampa, con un gruppo che si opponeva a un progetto urbanistico come il nostro. Eravamo preparati e pronti a dare le spiegazioni ma appena abbiamo iniziato a parlare di Costituzione spagnola un gruppo di nazionalisti baschi di estrema sinistra di una valle vicina disse che ce ne potevamo andare perché: ‘Non ci interessa la Spagna’».

Fu grazie a tutto questo che, come ricordano, i GAP sono riusciti ad avere le montagne nella Constitución. Addirittura, la dizione spagnola: «Nel medesimo intento, la legge dispone provvedimenti in favore delle zone montane» traduce, letteralmente, il testo approvato dall’Assemblea costituente il 13 maggio 1947, prima che la revisione lessicale privasse la Carta dell’espressione «Nel medesimo intento».

Togliendo quelle tre parole l’articolo 44 della Costituzione non ha più insegnato a politici, giuristi e tecnici a gestire in modo unitario i territori della pianura, (primo comma) e «le zone montane» (secondo comma), le quali, messe così, paiono una “appendice” della pianura.

I GAP hanno ottenuto anche la montagna nell’Estatut d’autonomia de Catalunya del 1979 (art. 9.10), l’approvazione della prima legge per l’agricoltura di montagna in Spagna (L. 25/1982, de 30 de junio) e, soprattutto, la legge per l’alta montagna in Catalogna (L. 2/1983, de 9 de març, d’alta muntanya), che aveva a modello la seconda legge per la montagna italiana (L. 3 dicembre 1971, n. 1102), una norma complessiva che meglio ha risposto alle esigenze dei montanari rispetto alla legge nazionale.

Joan ricorda poi che all’inizio degli anni ’80, dopo una inondazione che sconvolse la valle, grazie all’intervento del Governo spagnolo guidato dal socialista Felipe González ottenne, da sindaco, il finanziamento della canalizzazione del fiume, la ricostituzione dei terreni agricoli, un nuovo sistema di irrigazione, la  riparcelizzazione delle circa 300 proprietà  agrarie esistenti  con l’unificazione delle tre del comune, spostate e riunite nel centro storico, perché potessero compiere tre funzioni: sportiva, di parco urbano e paesaggistica. In particolare, venne realizzato un impianto per gare sportive di kayak, con una piccola centrale idroelettrica, che permette anche la reversibilità dell’approvvigionamento idrico nei mesi estivi. L’impianto, che ha rappresentato un fattore di dinamizzazione molto importante per il paese, ha ospitato più campionati mondiali e coppe del mondo di kayak di qualsiasi altra sede. La prima gara si è svolta nell’ambito delle Olimpiadi di Barcellona 1992, ottenuta grazie all’appoggio del presidente del Comitato olimpico internazionale, Joan Antoni Samaranch i Torelló e del sindaco di Barcellona, Pasqual Maragall i Mira.

Per il futuro dell’Alt Pirineu Joan punta a un progetto di accordo politico-economico tra Spagna, Andorra e Francia per lo sviluppo dei Pirenei nei tre Stati.

Tutti e tre, alla fine dell’intervista, sottolineano come le montagne oggi, in Spagna, siano sostanzialmente dimenticate, anche nella loro Catalunya dove per due decenni la legge aveva funzionato bene.

È Lourdes che parla ora: «Per vent’anni la legge è stata applicata con buoni risultati ma dal 2010, in vista di una nuova norma, è iniziata una fase di riflessione ancora in corso che ha scarso impegno politico, obiettivi indefiniti e poca partecipazione. Nel frattempo, ci sono solo finanziamenti a vie di comunicazione, stazioni sciistiche e poco più.

Nello Stato spagnolo è andata peggio. L’attenzione verso le montagne prevista nella Constitución si è tradotta nella legge per l’agricoltura di montagna del 1982, ancora vigente, ma finanziata per pochi anni».

Io non ho detto nulla delle montagne in Italia, oggi, sarebbe stato troppo complicato parlare di «aree interne».

Oscar Gaspari