Una quindicina di anni fa Giuseppe P. ha trovato un vecchio alpeggio ridotto a un cumulo di pietre a due ore di cammino da Alagna Valsesia, in Piemonte, sotto al Monte Rosa. 2200 metri di altitudine, un poggiolo panoramico, il teatro di pietra delle Alpi a far da quotidiano spettacolo. Con le sue sole mani Giuseppe ha smontato ciò che rimaneva della stalla e in una manciata di mesi ha costruito il suo sogno.
Da allora lunghi silenzi invernali si alternano a limpide estati piene di visite e turisti: gli otto posti letto dell’Alpe Sattal, così si chiama la baita, sono a disposizione di quanti vogliano salire su questo piedistallo di cielo e incontrare un uomo al suo posto. La vicenda di Giuseppe è quella di una persona che ha dato forma all’imperativo dell’autorealizzazione in un tempo preciso – quello delle “grandi decisioni”, come dice lui – e in un luogo calato in un peculiare scenario ambientale, il comprensorio del Monte Rosa.
Giuseppe è simbiotico con la pietra. Le mani sono diventate tenaglie, i piedi zoccoli; il viso scheggiato si appuntisce per fendere l’aria gelida, ma non risparmia sorrisi fugaci. Rosso di pelle, gli occhi veloci, è capace di lavorare 48 ore di seguito, inerpicarsi con 35 chili di zaino per camminate notturne, tracciare il sentiero alla baita dopo quattro metri di nevicata. L’uomo si è adattato alla natura, l’ha interpretata. Nascosto ma non estraneo alla società, Giuseppe è al centro del suo mondo. E, anno dopo anno, il “quaderno delle visite” dell’Alpe Sattal si riempie di messaggi di affetto e riconoscenza.
L’Alpe Sattal
Il luogo è un francobollo pianeggiante ai piedi del Monte Rosa. Giusto lo spazio della baita, dell’orto e del capanno per gli attrezzi. Tutto intorno il ricamo verde della Valsesia, nobiltà tortuosa scolpita dal fiume Sesia. In basso Alagna, o Im Land – il nome del paese in lingua locale, quella delle antiche popolazioni Walser – accoglie nella sua conca valloni dai differenti aspetti, molti dei quali sono racchiusi nel Parco Naturale Alta Valsesia, il più alto d’Europa, i cui confini raggiungono i 4554 metri della Punta Gnifetti.
Un film e un libro fotografico
Giuseppe definisce le espressioni di ripopolamento montano, tutela del paesaggio, valorizzazione delle risorse naturalistiche e cultura della montagna. Un documentario e un libro sulla sua esperienza vogliono coniugare la singolarità del suo titanismo fisico e della fiera pertinacia nel calarsi dentro un Sé affamato di vita, dove la montagna fa da scenario simbolico alle difficoltà e alla bellezza della vita.