Il ritorno del lupo nelle valli è un argomento paradigmatico per impostare un confronto che superi conflittualità, animosità e posizioni ideologiche. Questo è un argomento che non va affrontato in termini romantici, bisogna avere consapevolezza di cosa sta succedendo quassù e di quanto il lupo costi a tutti in termini economici e sociali.
In sintesi la presenza del lupo non è compatibile con l’allevamento, col turismo, con la caccia, con l’utilizzo del territorio e con la vita sui monti così come sono organizzati ora, e bisogna intervenire.
Una soluzione va trovata e devono essere noti i costi già sopportati e di cui si devono far carico tutti i piemontesi in termini economici e sociali.
Affrontiamo con sano pragmatismo un argomento che riguarda la possibilità di vivere sui monti, uno spazio che occupa più della metà del territorio regionale e dove gli abitanti rivendicano la possibilità di poter decidere a casa loro.
Il lupo quassù è vissuto come la punta di un iceberg la cui parte sommersa riguarda l’accesso ai saperi per la gioventù delle terre marginali, la qualità dei servizi, i costi di produzione, lo sfruttamento delle energie rinnovabili, una struttura di potere che non dà rappresentanza al contado tutto e non solo alla montagna…
No, questa è una situazione che non ci potremo permettere ancora per molto, colline e monti circondano una pianura antropizzata e metropoli, due mondi che da troppo tempo non dialogano e che devono siglare un patto nuovo per unire energie in spirale positiva.
Mariano Allocco
Persino tra vicini di casa non si dialoga al giorno d’oggi, in un mondo, oggi più che mai, dove il fattore determinante che muove ogni rapporto, trattativa, interlocuzione, pare esser diventato solo il minimo vantaggio su cui pare possibile far leva, senza nessuna considerazione di ragionevolezza, riconoscenza dei fatti reali, veri valori morali, né logica.
Il progresso è stato importantissimo, ma anche la scienza allo stato più avanzato ormai dice che nessuna delle nostre più pragmatiche convinzioni sono certe, e che non sappiamo che accadrà “dopo”, se c’è un dopo davvero, che cosa cavolo davvero siamo.
Perciò io direi sarebbe saggio usare un pochino più la ragione e anche la compassione e meno la pancia e il cervello rettile.
Io amo gli animali, odio la violenza evitabile, la caccia per passatempo, ecc., ma mentre ci si scaglia contro gli animalisti antivivisezione anteponendo l’interesse e il supposto beneficio dell’uomo
si permette invece che strani incroci di lupi, che non rappresentano nemmeno l’antica razza autoctona inserita nell’originario ecosistema, vaghino liberi di aggredire l’uomo stesso, il suo ambiente, le sue proprietà, i suoi figli, i propri animali, la propria vita.
Questa è mancanza addirittura di rispetto per l’uomo. Dei bambini, dei villeggianti, di chi vive nel posto da generazioni, degli esercenti nel settore del turismo, di chi lavora in quei luoghi, di chi in quei luoghi vuole la tranquillità, e cerca un periodo di riposo da una stressante vita cittadina.
Trovo assurdo non permettere, a chi transita in zone ad alto rischio della vita stessa, di potersi difendere,
che sia dato al lupo il diritto di sbranarti e a te non quello di difenderti adeguatamente,
e l’unico modo, quando si corre il rischio di vedersi circondati da questi esemplari, è quello di avere un fucile e poter sparargli.
Quindi si può avere il porto d’armi per sparare ad animali per divertimento ma per legittima difesa contro questi no. Quindi se uno vuole fare putacaso una passeggiata in campagna deve dotarsi di un’arma funzionante, e pericolosa. Oppure deve rinunciare lui alla passeggiata in campagna?
E limitare con opportuni provvedimenti la presenza del lupo nelle nostre montagne e valli come si è fatto in passato finora no eh?
Io dico “nostre” mentre abito in riva al mare, perché quelle che sono alle mie spalle le considero le mie valli e le mie montagne, e quelli che la vivono considereranno il mare di fronte a loro, il loro mare. Il territorio in realtà è unico e, oggi, molto piccolo.