Cipra, Turismo nel cambiamento climatico, Cipra internazionale, Compact n.08/2011, Schaan 2011

All’interno degli approfondimenti sul cambiamento climatico, la CIPRA ha dedicato una nuova relazione specifica al turismo, presentando sinteticamente i problemi per le Alpi e le possibili strategie di adattamento, in relazione ai settori chiave dei trasporti e dell’energia sulla base delle buone pratiche del progetto “cc.alps”.
La Cipra parte definendo il fatto che solo un turismo compatibile con il clima merita l’attributo di sostenibile. Questo sulla base di alcuni requisiti da soddisfare necessariamente:
– offerte di viaggio gradevoli a basso impatto climatico;
– edifici turistici ad alta efficienza energetica;
– nuove vie per un turismo vicino alla natura e compatibile con il clima;
– basta allo sfruttamento di ghiacciai e di paesaggi incontaminati;
– sovvenzioni al turismo solo per attività eco e clima-sostenibili.
Gli impatti climatici si riflettono direttamente sul turismo stagionale. Per quello invernale il primo effetto è legato ovviamente a una riduzione dell’innevamento. Se oggi il 91% dei comprensori può godere di neve naturale, con l’innalzamento climatico di 1° tale soglia si abbasserebbe al 75%, il 61% con l’innalzamento di 2°. Il turismo estivo incontrerebbe, in misura meno ovvia, altrettanti problemi, determinati prevalentemente da una riduzione complessiva di biodiversità, con uno spostamento delle specie viventi in relazione alle diverse fasce altimetriche, maggiore siccità e aumento generalizzato dei rischi naturali, in termini di frequenza di fenomeni franosi e alluvionali.
In relazione alle problematiche indotte sul turismo invernale ed estivo dal cambiamento climatico, possono essere individuate strategie tecniche e non tecniche. Le prime considerano la possibilità di intervenire direttamente sulle attività problematiche, come nel caso della realizzazione dello snow farming estivo per il risparmio dell’innevamento artificiale invernale. Altri interventi tecnici possono essere diretti ad adeguamenti paesaggistici per la riduzione dell’erosione e all’individuazione di strategie che rendano sostenibili economicamente tali interventi. Gli interventi non tecnici inquadrano i problemi da una prospettive esterne, tentando di indurre il cambiamento dei processi attualmente consolidate nelle pratiche del turismo. Ad esempio, guardando all’impatto da biossido di carbonio delle attività turistiche, nel mondo il 75% delle emissioni turistiche deriva dai trasporti. Osservando il fatto che nelle Alpi l’84% del turismo dipende strettamente dall’uso dell’automobile, l’equazione è presto risolta: l’impatto diretto maggiore generato dal turismo è originato dai trasporti e prevalentemente dall’uso degli autoveicoli privati. Strategie di adattamento in questo senso possono essere individuate in relazione alla diversificazione turistica prima di tutto (turismo escursionistico associato al turismo invernale, strategia che sta portando i suoi frutti in Alto Adige, ad esempio), in secondo luogo tentando di includere lo spostamento dei turisti direttamente all’interno delle pratiche turistiche stesse, ad esempio attraverso il sostegno di impianti di risalita estivi. Il problema è che pratiche di questo tipo sono in alcuni casi, allo stato attuale, deficitarie. Potrebbero migliorare in futuro attraverso una più oculata gestione delle sovvenzioni.
Alberto Di Gioia

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