La cultura del turista alpino sta cambiando velocemente. Come quella del montanaro che accoglie. E non sono solo il cambiamento climatico e la crisi economica, che mettono a dura prova il modello industriale dello sci da discesa, ad imporre il cambiamento. C’è qualcosa di più. Turisti e montanari si sono stufati di continuare a mettere in scena lo spettacolo della “città in montagna”. Oggi gli uni ricercano l’autenticità e gli altri la possibilità di valorizzare il loro territorio.
La collega Maria Anna Bertolino sul numero di aprile 2016 di questa rivista scriveva in un articolo intitolato “Cambia il clima… culturale”, all’interno del quale raccontava bene questa trasformazione in atto a partire dall’inizio del XXI secolo: “…importanti cambiamenti stanno investendo le Alpi […]. Si tratta dei cambiamenti culturali, i quali ci indicano una possibile differente proiezione delle località di montagna, emancipate dalla monocultura dello sci da discesa”. E ancora: “Un nuovo modo di essere in montagna, nel quale l’abitante e il turista s’influenzano a vicenda, incrementando un sano rapporto di conoscenza che ha il merito di accrescere l’orgoglio montanaro del primo, per troppo tempo sopito a causa della veste di “operaio” del divertimento cittadino, e d’incentivare il desiderio di scoperta del secondo, non più fautore del mordi e fuggi domenicale”. Maria Anna Bertolino concludeva dicendo: “Assistiamo oggi anche all’emergere di località nelle Alpi che non sono mai state turistiche per il modello precedente ma che ‘usano’ la propria storia, cultura e natura come risorse per proporsi sulla scena globale”.
Un nuovo turismo dolce, lento o slow a seconda di come lo si voglia chiamare, che investe ormai tutto l’arco alpino, Piemonte compreso. Un turismo fatto di strutture ricettive di piccola entità, capaci di promuovere le peculiarità del territorio e aperte tutto l’anno. Si attenuano infatti le differenze tra “alte” e “basse stagioni”, grazie a un cambiamento di pensiero che si manifesta nella fruizione della montagna 365 giorni l’anno. Brevi periodi di vacanza di 2-3 notti in media ma spalmati su tutto l’arco dell’anno, e in strutture multifunzionalità capaci di offrire una differenziazione di attività per andare incontro alle crescenti esigenze del turista slow. Si tratta di famiglie, con figli al seguito, o di piccoli gruppi di stranieri in cerca del contatto con la natura, d’estate e d’inverno, che cercano le attività sportive outdoor ma non disdegnano le attività culturali e l’enogastronomia tipica.
L’Associazione “T.r.i.P. Montagna, Rete per il Turismo responsabile in Piemonte”, nasce in questo mese di novembre 2016. T.r.i.P. Montagna si pone come coordinamento delle rappresentanze territoriali delle associazioni di categoria per promuovere la nuova forma di turismo sulle Alpi piemontesi. Ne fanno parte il Collegio Regionale Guide Alpine del Piemonte, l’Associazione italiana guide ambientali escursionistiche (Aigae), l’Associazione gestori rifugi alpini e posti tappa del Piemonte (Agrap) e la rete Sweet Mountains (rete di promozione del turismo responsabile sulle Alpi), che si uniscono per rappresentare e sostenere il lavoro di oltre 700 tra piccole imprese, professionisti e operatori sul territorio regionale che ogni giorno accompagnano il processo di trasformazione in atto nel turismo alpino. E con l’aiuto delle associazioni Dislivelli e Cantieri d’alta quota, si pongono l’obiettivo di dare rappresentanza all’associazionismo piemontese impegnato nella salvaguardia e valorizzazione del territorio montano.
T.r.i.P. Montagna diventa “il sindacato” del turismo slow sulle Alpi piemontesi, un interlocutore delle istituzioni creato per dare dignità a un settore economico in crescita: un turismo a basso impatto, che ha a cuore il rispetto dell’ambiente alpino, naturale e umano; leggero, nella scelta dei mezzi di trasporto e delle attività e che rinuncia alle grandi infrastrutture impattanti e ai divertimenti rumorosi e inquinanti; sostenibile, per il territorio, per chi lo vive e per chi lo frequenta, dal punto di vista ambientale, economico e sociale. Oggi l’unica forma di turismo montano capace di futuro.
Maurizio Dematteis