Il Trentino, seguendo le indicazioni governative, deve ospitare sul suo territorio circa l’1% del flusso migratorio di richiedenti asilo. Un valore che corrisponde a circa 1.800 individui. Si assiste oggi ad un fenomeno di alta concentrazione nell’accoglienza che vede ben due terzi dei migranti forzati ospitati nei maggiori centri urbani, quelli di Trento e Rovereto. In queste due località l’accoglienza avviene prevalentemente nelle strutture della protezione civile o in edifici militari dismessi. La presenza negli altri 47 comuni ospitanti richiedenti asilo o protezione umanitaria ha invece dimensioni molto più ridotte e si concentra su nuclei familiari, gruppi di donne o poche coppie di individui. In questi comuni l’accoglienza avviene solitamente presso strutture appartenenti ad enti ecclesiastici, di proprietà pubblica o della cooperazione sociale.
Le attività di accoglienza sono coordinate dal Cinformi assieme ad una dozzina di associazioni. La Provincia Autonoma di Trento ha come obiettivo la micro-accoglienza, distribuendo i migranti in molti comuni e tutte le valli. Rimane però la difficoltà da parte degli amministratori locali di reperire strutture in particolar modo da albergatori e privati, tanto che sono oltre un centinaio i comuni che a giugno 2017 non ospitano nessun migrante. Alle comunità ospitanti, le autorità provinciali ed i soggetti gestori, dedicano percorsi di informazione e sensibilizzazione prima dell’arrivo nelle località dei migranti per creare un ambiente favorevole all’integrazione. Iniziative che si sono rafforzate dopo alcuni episodi di intolleranza (di matrice individuale) registrati nei comuni presso le strutture che avrebbero dovuto ospitare i migranti.
Nel quadro delle attività rivolte ai migranti, in Trentino sono da registrare l’attivazione di percorsi formativi che permettano ai migranti di venire a conoscere delle attività caratteristiche di questo territorio, come nel settore agricolo o forestale, oppure che consentano loro di valorizzare il patrimonio di conoscenze già in loro possesso e di essere attivamente occupati. Sul territorio provinciale oltre all’attivazione di percorsi occupazionali si sono create anche piccole iniziative imprenditoriali nel settore del commercio o della riparazione di biciclette o attrezzature, anche in collaborazione ed in rete con altre iniziative esistenti a livello nazionale.
L’emergenza nazionale legata alle richieste di asilo dei migranti forzati, per quanto riguarda il Trentino, che è uno dei pochi territori delle montagne italiane che ha sempre registrato un trend positivo nelle sue dinamiche di popolazione, si viene a sommare ad un trend di migrazioni da paesi stranieri di lungo corso. Pur registrando un bilancio naturale attivo (ad esclusione dei dati del 2015 e 2016 dove per la prima volta si è verificata una flessione negativa), la maggior parte dell’incremento della popolazione trentina è dovuto a fenomeni migratori. Con la componente straniera che ha assunto un ruolo di traino nelle dinamiche a partire dalla seconda metà degli anni ’90 e ad oggi si attesta a circa 50 mila unità, pari al 10% della popolazione complessiva.
La maggior parte degli stranieri presente in Trentino è originario dei paesi dell’Est Europa (Romania ed Albania sono le prime due nazioni di provenienza) ma anche la componente extra-europea assume un peso importante, avendo caratterizzato i primi flussi di immigrazione (prevalentemente dal Marocco).
La presenza straniera in Trentino a livello spaziale vede una concentrazione nei centri di maggiore dimensione (negli 8 maggiori centri abitati con popolazione superiore ai 9.000 abitanti vivono infatti più della metà degli stranieri) o lungo i fondovalle dell’asta dell’Adige.
Nelle zone più periferiche o dove il turismo rappresenta la maggiore attività economica le percentuali sono molto basse variando tra il 4% del Primiero ed il 6,6% delle Valli di Fiemme e Fassa. In questi territori è più frequente una presenza straniera di tipo stagionale, così come nelle Valli del Noce per il periodo della raccolta della frutta.
A livello relativo però la maggiore presenza è registrata in alcuni comuni dislocati nelle valli. Il caso più emblematico è quello di Lona Lases dove la componente straniera arriva al 23% ed è rappresentata in particolare da addetti operanti nel settore estrattivo del distretto del porfido.
Una considerazione ulteriore deve essere svolta rispetto ai dati relativi alla presenza straniera. Da una immediata lettura sembrerebbe che la popolazione stia intraprendendo un trend negativo con una contrazione numerica. In realtà il valore è sottovalutato in quanto parte della riduzione è dovuta alla acquisizione di cittadinanza. Questo aspetto era limitato a poche centinaia di casi l’anno (in prevalenza per matrimonio), ma ora vede aumentare i processi di acquisizione da parte di chi ha una maggiore permanenza o da parte dei rappresentanti della seconda generazione di immigrati.
Per gestire in modo efficiente i flussi di richieste ed erogazioni di servizi l’ente di governo provinciale decide di istituire nel 2001 il Centro informativo per l’immigrazione (Cinformi). Esso facilita l’accesso dei cittadini stranieri ai servizi sul territorio provinciale e offre informazioni, consulenza e supporto culturale e linguistico sulle modalità di ingresso e soggiorno in Italia. Le azioni intraprese in alcune delle valli del Trentino sono anche un ottimo esempio di come questo sistema delegato di gestione possa funzionare. Nella comunità del Primiero (413 km², 5 comuni, 9.899 abitanti) è attiva una ampia rete di soggetti (pubblici, associazioni, imprese private) che hanno realizzato una articolata serie di iniziative. L’intento è quello di favorire la conoscenza reciproca della componente locale con quella dei nuovi abitanti del territorio. Una conoscenza che passa attraverso momenti conviviali, programmi radiofonici, corsi di cucina, attività pratiche nel settore orticolo ed artigianale. Una serie di iniziative che ora si è ampliata per favorire l’accoglienza dei migranti presenti in Primiero, un tema divenuto di stretta attualità.
Alessandro Gretter, *PhD Candidate presso l’Istituto di Geografia di Innsbruck (Austria) e Tecnologo-Sperimentatore presso la Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige (Trento)