Tutti riconoscono che Torino abbia espresso competenze eccellenti nello studio, nella conoscenza e nella divulgazione delle Alpi. Molti pensano che Torino sia una metropoli vocata per natura, destino storico e posizione geografica all’intima relazione con le montagne sotto il profilo culturale, politico ed economico. Eppure Torino non può ancora, o non può più, considerarsi una città delle Alpi, e tanto meno una capitale, neppure dopo l’esperienza olimpica del 2006 di cui si stenta a individuare una reale eredità alpina.
Esiste un evidente scollamento tra la storica propensione di Torino, città subalpina per eccellenza, e la sua rappresentazione. Il destino industriale l’ha portata a svilupparsi, e soprattutto a immaginarsi, come una città irrazionalmente separata dal suo territorio, soprattutto da quei quattrocento chilometri di montagne che – forse unica metropoli al mondo – la abbracciano a occidente dal triangolo magnetico del Monviso fino ai quattromila metri del Gran Paradiso e del Monte Rosa.
Stereotipi duri a morire continuano a dipingere le Alpi piemontesi come un rifugio del passato, retaggio dell’economia arcaica e perdente. L’immaginario cittadino oscilla tra questo anacronismo e l’opposta visione, altrettanto fuorviante, di un “domaine skiable” ad elevata tecnologia o di un parco giochi per le estati calde dei torinesi, anche se il mondo è completamente cambiato dai tempi in cui Nuto Revelli descriveva con angosciata partecipazione l’inarrestabile discesa dei montanari verso le fabbriche di pianura e, per converso, lo sci si affermava come la panacea di ogni male.
Oggi il mondo è diverso, eppure si insiste a ragionare sulla base di visioni palesemente superate dalle nuove congiunture, dalla crisi economica, dai cambiamenti climatici, e così la relazione città-montagna continua a ricalcare il legame nostalgico o il rapporto di dipendenza. Ma se si corregge la prospettiva e si prova a identificare la catena alpina con la spina dorsale europea, laboratorio per nuovi modelli di sviluppo e per un’innovativa alleanza tra l’uomo e il suo ambiente, allora è chiaro che il rapporto con le Alpi, per una città “di frontiera” come Torino, diventa la naturale apertura verso il mondo esterno. Dialogare con le Alpi equivale a parlare con l’Europa e assumere un ruolo guida nelle politiche comunitarie dell’innovazione territoriale.
Inoltre a Torino non si parte da zero. Uno sforzo importante in questa direzione era già stato intrapreso da un composito gruppo di lavoro del Toroc in occasione delle olimpiadi, sotto la guida del vicepresidente Rinaldo Bontempi, fino alla firma di un protocollo d’intesa tra la Regione, la Provincia e il Comune. L’idea si basava soprattutto su una collaborazione convinta tra la città e le sue valli nel segno di una visione culturale innovativa, con azioni tese a unire ciò che è da troppo tempo diviso. Purtroppo l’iniziativa si è arenata nelle sacche del dopo-olimpiadi.
Il nuovo progetto “Torino e le Alpi”, ideato da Dislivelli con la collaborazione della Compagnia di San Paolo, intende riprendere concretamente il percorso collegando ciò che esiste già, stimolando i testimoni e gli attori attivi sul territorio, offrendo un’occasione di collaborazione ai soggetti pubblici e privati che si dimostreranno interessati a rivitalizzare il legame sopito ma non spento tra la città e la montagna.
Il progetto procederà per gradi, coinvolgendo anno dopo anno le persone e le istituzioni sensibili al tema, disposte ad aprire una sezione “alpina” all’interno delle proprie iniziative e a dialogare con i partner in un’ottica di rete. Naturalmente ci saranno gli enti che già operano in materia per statuto specifico, dal Museo nazionale della Montagna alla Biblioteca del Club Alpino Italiano, dalle riviste alle case editrici specializzate, ma si cercherà con determinazione di allargare lo sguardo anche agli attori ingiustamente emarginati dal mondo iniziatico della montagna. Il progetto non si rivolge solo agli alpinisti e agli escursionisti che già frequentano i monti, o agli studiosi che ne custodiscono il sapere (e sono tanti, a Torino), ma a tutti coloro che abitando, lavorando e progettando ai piedi delle Alpi o nel cuore vivo delle valli, potrebbero trarne vantaggio e tuttavia faticano a rendersene conto, ne ignorano il significato culturale e simbolico, ne sottovalutano le opportunità economiche.
Lavoreremo innanzitutto per costruire una nuova immagine delle Alpi che superi gli stereotipi della montagna museo o della montagna parco-giochi. Una più realistica descrizione delle Alpi potrà certamente aiutare a comprenderne le ricchezze, le opportunità, le difficoltà e i bisogni, mobilitando le forze capaci di sostenere strategie di qualificazione e sviluppo durevole, con particolare attenzione ai processi di re-insediamento e di nuova residenzialità.
Dal 15 maggio sarà attivo il sito www.torinoelealpi.it che aggiornerà sugli sviluppi del progetto, invitandovi al dibattito, agli appuntamenti e al contributo a un’idea che, se condivisa, potrà dare frutti e soddisfazione per tutti.
Enrico Camanni