Ufficialmente si chiama Ostello Lavesé – in realtà è più corretto definirlo “centro ecosostenibile” – e si trova a 1580 m di quota in una vecchia cascina ristrutturata secondo le tecniche della bioedilizia e autosufficiente dal punto di vista energetico grazie all’avanzato impianto fotovoltaico per produrre elettricità, ai pannelli solari per scaldare l’acqua, alla caldaia in pellet per il riscaldamento degli interni e a un impianto di fitodepurazione per smaltire le acque reflue. Senza dimenticare un innovativo e sperimentale generatore a idrogeno che è stato installato in collaborazione con l’Università di Aosta per valutarne l’efficacia. Insomma, soltanto la struttura merita una visita. In più, bisogna considerare la pace di un luogo lontano dalle zone battute, a monte dell’abitato di Saint-Denis in Valle d’Aosta, immerso tra pascoli e boschi e raggiungibile soltanto a piedi con una breve passeggiata. La struttura di proprietà del Comune è stata aperta nel 2001 e data in gestione alla famiglia Mathamel nel 2010.
La signora Giovanna, che gestisce l’ostello con il figlio Massimo, è l’anima della cucina con i suoi piatti tradizionali valdostani. Grazie a lei e alla preziosa arte con cui stuzzica il palato dei frequentatori, il Lavesé è uno di quei posti in cui è facile tornare, dopo la prima visita.
«I nostri ospiti – attacca Giovanna – arrivano in giornata dalla città con la famiglia oppure sono proprietari di seconde case in vacanza a Torgnon e in bassa Valle d’Aosta che vengono per vivere una giornata nella natura della montagna e godersi un buon pasto abbondante. Molti sono clienti abituali che tornano di anno in anno a trovarci. Difatti lavoriamo prevalentemente come ristorante, anche se il numero di persone che pernottano cresce di anno in anno. In generale i nostri numeri sono cresciuti costantemente da quando abbiamo preso il Lavesé in gestione».
Un altro esempio di turismo alternativo alle grandi stazioni, che non sente la crisi grazie al cambiamento di mentalità di coloro che organizzano una vacanza in montagna alla ricerca di un’esperienza “autentica” e naturale.
«Certamente – prosegue Giovanna – le caratteristiche di ecosostenibilità della nostra struttura sono una grande attrattiva perché non sono uno specchietto per le allodole: i pannelli fotovoltaici si possono vedere, d’inverno ci si può scaldare davanti alla stufa in pellet. In fondo, è una forma di rispetto per lo straordinario scenario montano che ci circonda. Chi viene al Lavesé, anche solo per pranzo, vuole fare una passeggiata alla mattina lungo la fitta rete di sentieri che partono da qui in tutte le direzioni per osservare i panorami, le bellezze naturali. La montagna in tutta la sua essenza».
L’altra caratteristica importante del turismo responsabile è la consapevolezza dei visitatori, che spesso vogliono essere introdotti e guidati nei luoghi, negli ambienti e nella cultura in cui si trovano. Per questo motivo sono sempre più importanti le iniziative particolari che le strutture turistiche sanno proporre.
«Prestiamo molta attenzione – conclude Giovanna – alle collaborazioni con guide alpine, accompagnatori naturalistici, guide di mountain bike, associazioni e realtà del territorio che vogliono appoggiarsi a noi per proporre eventi, escursioni e attività in generale. Vanno forte le passeggiate con guida di media montagna, sia in estate alla scoperta dei pascoli con i loro fiori e dei boschi con i loro alberi, sia in inverno con le ciaspole per conoscere meglio la neve e il suo mondo di cristalli. Poi abbiamo una bella rete di percorsi in mountain bike, con un gruppo di guide che accompagnano su strade inedite. E inizia a essere sempre più frequentata la palestra di roccia per l’arrampicata sportiva. E di tanto in tanto proponiamo attività insolite come corsi di yoga o di massaggio, competizioni sportive o semplici menu particolari».
Simone Bobbio