Sarebbe molto importante realizzare un centro di coordinamento della ricerca localizzato nelle montagne del Nord-ovest italiano. Perché se è vero che in Piemonte si fa della buona ricerca sulla montagna, questa è soggetta a una certa frammentazione e a uno scarso legame tra i diversi saperi.
Dico nelle montagne perché anche se spesso si tratta di una ricerca figlia della città, realizzata da persone che spesso conoscono e osservano la montagna meglio di chi ci vive; oggi non c’è nessun motivo perché tali lavori non si possano fare sul posto, rivitalizzando intere aree e creando nuove opportunità sul territorio. La Valle di Susa ad esempio, per quanto riguarda il Nord ovest, sarebbe perfetta per ospitare un centro come un Eurac di Bolzano o un’Accademia Engiadina di Samedan, che potrebbero essere realizzate ad esempio al forte di Exilles, struttura oggi quasi deserta. E che dire di gioielli della ricerca d’altri tempi come la stazione alpina di Sauze d’Oulx Richardet, oggi in stato di abbandono?
Inoltre, sempre parlando di ricerca, penso che le Università potrebbero avere una maggiore attinenza con il loro territorio. Aosta ha una sua giovane sede universitaria ma propone corsi poco coerenti nei confronti della montagna: perché mettere scienze economiche e politiche, scienze psicologiche, scienze della mediazione linguistica, scienze dell’educazione e della formazione, e non veterinaria, alpicoltura, glaciologia, climatologia, ecologia, geologia?
Io, ad esempio, vengo dalla città, da Torino. A metà degli anni Novanta me ne sono andato trasferendomi in bassa Valle di Susa, dove abbiamo trasferito la sede della Società meteorologica italiana. Ho cominciato a studiare i miei temi attingendo alle vecchie e polverose biblioteche, ed è stato bellissimo, però oggi mi accorgo che posso cercare e scambiare i dati che mi interessano in pochi secondi in tutto il mondo: grazie a internet, che è una rivoluzione per la ricerca e per la diffusione dei saperi. E proprio il web rappresenta un’opportunità per la montagna in generale, perché la libera dall’isolamento che è stato concausa di spopolamento e di selezione sociale verso il basso. Oggi in montagna può ritornare un pensiero nuovo. Ad esempio è proprio grazie a internet che io e i miei collaboratori abbiamo preso la decisione di portare il mio ufficio in Valle di Susa.
Ma tornando alla ricerca e alle sue possibili applicazioni, grazie ai molti studi realizzati oggi, noto un interesse crescente da parte degli amministratori nel cogliere le opportunità legate all’impiego dell’energia solare, dei pannelli fotovoltaici e, con un po’ più di ritardo, all’isolamento termico e alla riqualificazione energetica. Dove vedo invece il completo fallimento delle politiche delle amministrazioni locali è sul fronte del turismo: ho sempre lottato e partecipato alla realizzazione di studi per mettere in guardia dai facili abbagli del turismo della neve, segnalando come in futuro le condizioni climatiche cambieranno. Per alcuni anni, caratterizzati da inverni magri, c’è stato qualche timido accenno a riconvertirsi, ma sono bastati due anni di neve abbondante e già si vedono ripartire gli skilift a mille metri.
La montagna in realtà ha un grande potenziale nel mostrare una via di sostenibilità, già percorsa in passato, che va rivisitata alla luce delle disponibilità tecnologiche contemporanee.
Luca Mercalli