Alberto Peruffo, “Non torneranno i prati. Storie e cronache esplosive di Pfas e Spannoveneti”, Cierre Edizioni, 270 pp, 14 euro

Storie di Spannoveneti e società civile che si danno battaglia in nome, reciprocamente, del profitto e del potere da una parte e della salvaguardia dell’ambiente e della vita dall’altra. Alberto Peruffo, libraio, editore, regista culturale, alpinista e soprattutto attivista instancabile, tratteggia i contorni di una classe dirigente “seduta sulle proprie poltrone e mai per strada”, contrastata dalla “più importante rivolta popolare del Veneto recente”, di cui è sicuramente uno degli ispiratori. Sullo sfondo, il più grande inquinamento dell’acqua nella storia d’Europa, che ha visto falde e rubinetti di casa della Regione Veneto (e forse non solo quelle…) restituire sostanze perfluoroalchiliche prodotte dalle attività industriali della zona, Pfas per gli addetti ai lavori, microparticelle tossiche capaci di accumularsi e persistere nell’ambiente e nei nostri corpi. Il libro si intitola “Non torneranno i prati”, ed è un lungo e appassionante racconto di come si può dire no agli appetiti bulimici degli industriali uniti all’arroganza dei governanti attraverso delle azioni della società civile, partendo dall’amore per la propria terra e per il futuro dei propri figli. Uno sparuto gruppo di attivisti che all’inizio sembra battersi come Don Chisciotte contro i mulini a vento, in mezzo a quella “maggioranza silenziosa” vittima di una vera a propria “secessione mentale” dalla propria terra, dalla geografia, dai luoghi che abitano con la famiglia, incapace di percepire il pericolo e rassicurata da un falsa idea di secessione panacea di tutti i mali. Un movimento No Pfas che poco alla volta accumula vittorie anche mediatiche, fino a sbugiardare gli stessi difensori di uno status quo diventato ininsabbiabile, ancora oggi in marcia verso la soluzione di un problema che investe tutti noi abitanti di questo piccolo pianeta chiamato Terra.
Maurizio Dematteis

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