Si tratta di una riforma realizzata «per migliorare la programmazione, nell’ottica della costituzione dell’Agenzia di Sviluppo, è positivo avere aree più ampie» spiega il presidente Aldo Perotti.
Ma la cosa certa è che allo stato attuale i problemi organizzativi e gestionali sono evidenti, determinati in primo luogo da cause naturali – una qualsiasi riforma strutturale di questo tipo determina del tempo per un effettivo aggiustamento e riequilibrio – poi complicati da fattori interni. Il tutto è rappresentato da aspetti più o meno rilevanti, che vanno dall’attuale mancanza di una Giunta a causa della rinuncia del mandato da parte di due assessori, alla mancanza di un sito web istituzionale di riferimento per complicazioni interne.
La sostanziale «paralisi gestionale e progettuale», così definita da Andrea Dematteis (Cerigefas), pur a fronte del fatto che la «Comunità montana è un partner fisso mai venuto a mancare», è rappresentata allo stato attuale anche dalla mancanza di fondi e risorse, in una dimensione di sostanziale strabismo di una riforma che sarebbe in sé positiva, ma poi lanciata – nella dimensione sovralocale – senza braccia né gambe e priva di una visione di lungo periodo, necessaria per rendere funzionante e operativo il nuovo organismo. Come riconosce direttamente il Presidente Perotti mancano i soldi e sostanzialmente la concertazione dell’ultimo anno con Regione Piemonte è servita a stanziare una quota parte di risorse utili esclusivamente al sostegno degli stipendi interni dell’anno corrente. La sostanziale paralisi diventa quindi duplice: riferita alle risorse, carenti ed incerte, riferita ai dipendenti (quelli che in un’impresa chiamerebbero risorse umane) non valorizzati e mantenuti in uno stato di attesa continua, deleteria per la progettualità locale in capo alla Comunità montana. Viene però riconosciuto all’interno della sede della Comunità montana il fatto che, in sostanziale controtendenza, qualcosa nell’ultimo anno come progettualità è stato fatto, in relazione al settore turistico culturale ad esempio, con il coinvolgimento di territori marginali attraverso finanziamenti dei valori culturali stanziati attraverso la LR.58/78 (ufficio Comunità montana). Tuttavia, annota il Presidente Perotti, «questo non è certo sufficiente né rispondente ai compiti che la Comunità montana dovrebbe soddisfare […] per i quali nel futuro, se si vuol far qualcosa, bisognerà certamente cambiare registro. D’accordo sul turismo, ma servono in realtà progetti mirati all’economia locale, l’occupazione, per creare lavoro ad esempio». Su questo piano, riconosciuto come fondamentale, la Comunità montana è attualmente totalmente mancante per i problemi di cui sopra. Un altro tema lateralmente connesso alla riforma è quello della gestione associata dei servizi intercomunali, o in ultima analisi delle unioni di Comuni. Una via che, nella prima forma meno strutturale dell’unione vera e propria, aveva preso piede all’interno del territorio della nuova Comunità montana anche prima della riforma, portando ad una ottimizzazione delle risorse. Riguardo alle inefficienze infatti, annota il Presidente Perotti, «il vero problema non è la Comunità montana, sono i piccoli Comuni». Certo che, continua Perotti, «per rendere strutturale e veramente utile al territorio questa misura servirebbero provvedimenti legislativi utili a rendere obbligatoria questa misura», utile a razionalizzare i piccoli Comuni. «Anche la gestione associata comunque ha un costo, pertanto o si fa un ragionamento serio o niente». Senza risorse qualsiasi ragionamento rimane bloccato.
Alberto Di Gioia
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