Nella Regione Veneto sono in programma numerosi nuovi collegamenti intervallivi tra piste da sci, con imponenti investimenti finanziari, sia per la realizzazione, sia per la manutenzione ex post.
E la prima cosa che salta all’occhio, per alcuni di questi caroselli come quelli del Cansiglio-Palantina e dell’Altopiano di Asiago, è che tali impianti sono destinati a nascere a quote altimetriche poco elevate e per le quali i cambiamenti climatici accertati fanno prevedere un futuro di precipitazioni nevose assai scarse. Secondo dati attendibili la riduzione della precipitazione nevosa ha raggiunto il 18,7% medio sull’arco alpino, e nelle Alpi orientali veneto-friulane il 35%, con punte superiori al 50%, per esempio, a Cortina.

Analizziamo ora la situazione della Regione nel suo complesso; altri impianti in progetto o in via di costruzione sono: “Collegamento Gallio-Valmaron”, “Collegamento tra Val Marzon e Tre Cime di Lavaredo”, “Carosello della Palantina”, “Carosello della Forca Rossa”, “Collegamento Monte Verena – Cima Larici”, “Collegamento Tonezza – Fiorentini con gli impianti di Folgaria”.
Questi progetti necessitano di imponenti investimenti finanziari, sia per la realizzazione, sia per la manutenzione, e  non è dato sapere, per ora, con quali risorse potrebbero essere finanziati. Il carosello di Casera Razzo ad esempio, con i previsti 24 impianti e circa 40 km di piste, pone inoltre il problema della necessità di adeguare la viabilità di accesso, date le strade non adeguate attualmente esistenti in un’area di wilderness. 
Il Carosello del Consiglio – Palantina e dell’altopiano di Asiago sorgerebbero a quote altimetriche poco elevate. 
Andrebbe quindi, a logica, esclusa la realizzazione di nuovi impianti sciistici al di sotto dei 1500 metri. Come i collegamenti con Folgaria (Tn) e Lastebasse (Vi).

Prendiamo il Progetto di sviluppo del nuovo comprensorio sciistico “Val Boite – Val Fiorentina”, nei comuni di San Vito di Cadore e Comune di Selva di Cadore, in Provincia di Belluno. Le voci di investimento sono: impianti a fune; piste da sci complete di dotazioni di sicurezza, cartellonistica ed opere di difesa paravalanghe; elettrificazione dell’area; impianto di innevamento programmato completo di opere di presa idraulica, bacini e  vasche di accumulo; apparecchiature controllo ski-pass e gestione  informatizzata accessi; mezzi battipista, motoslitte e mezzi fuoristrada per gestione dell’area sciabile; strutture di servizio e locali tecnici; parcheggi e viabilità locale; acquisto terreni; rilievi topografici, studi preliminari, spese tecniche di progetto definitivo, esecutivo; studio di impatto ambientale. Per una stima globale di investimento dell’ordine di 80 milioni di euro.
Dove si trovano i capitali privati da investire in un progetto tutt’altro che sicuro? E in caso di sostegno pubblico, per quale motivo la Regione dovrebbe investire in un settore che in questo periodo storico non sembra tra i più redditizi?
Giancarlo Gazzola