Nel 2012 è stato avviato presso l’Università degli Studi di Torino il progetto di ricerca triennale e multidisciplinare Culture e Lingue nelle Alpi del Piemonte (CLAPie). Atlanti linguistici e musei etnografici: percorsi multimediali per l’educazione al territorio alpino, promosso da un’équipe di dialettologi e antropologi. Il suo obiettivo principale consiste nell’individuazione di percorsi di lettura del territorio alpino, che possano diventare, oltreché uno strumento di conoscenza, anche un elemento rilevante nell’ottica di uno sviluppo locale, grazie al recupero, l’armonizzazione e la valorizzazione dei risultati di specifiche campagne di ricerca etnolinguistiche e di altre indagini sul patrimonio culturale delle Alpi occidentali condotte in ambito accademico ed extra-accademico. In particolare sono stati presi in considerazione i dati conservati negli archivi degli atlanti linguistici e toponomastici che hanno indagato l’area alpina piemontese e quelli custoditi presso musei locali ed ecomusei presenti nello stesso territorio, o rintracciati in collezioni private. Tale documentazione è stata poi integrata, completata e ampliata con materiali linguistici e informazioni e testimonianze di natura demoetnoantropologica reperiti nell’ambito di mirate campagne di inchiesta sul campo.
Sebbene l’orizzonte di interesse del progetto sia costituito dalle Alpi piemontesi nella loro complessità culturale e geografica, al momento della sua messa in opera si è scelto di concentrare lo sguardo sul territorio più ridotto delle Valli Valdesi che rappresentano, per la loro specificità linguistica e per ricchezza di dati etnolinguistici e demoetnoantropologici già disponibili, una porzione di territorio ideale sia per l’elaborazione teorica di un modello di classificazione dei dati e delle loro relazioni sia per la sua sperimentazione. Al contempo, si è deciso di limitare l’indagine al tema dell’alpicoltura, intendendo così privilegiare un settore da un lato contraddistinto da una ancora forte vitalità (gli alpeggi infatti sono tuttora attivi e, soprattutto, sono sfruttati da valligiani come nel recente passato); dall’altro connotato da una notevole complessità, sia sul piano delle modalità di sfruttamento del territorio sia su quello delle sue implicazioni nella struttura della società. L’alpicoltura, peraltro, si prestava a essere studiata come ambito a un tempo di conservazione e innovazione di pratiche tradizionali e moderne, giacché alcune produzioni sono rimaste sostanzialmente le stesse, nonostante gli strumenti siano in parte mutati e i prodotti siano stati inseriti in filiere di distribuzione del tutto nuove rispetto al passato.
Il supporto informatico per l’archiviazione, la correlazione e l’interrogazione dei dati è stato sviluppato sul modello di MuseoTorino, una sorta di museo virtuale messo a punto dalla sezione dei Servizi Museali e del Patrimonio culturale della città di Torino, in virtù della possibilità offerta da tale sistema di costruire uno spazio virtuale in cui dati eterogenei possano stabilire correlazioni semanticamente pertinenti grazie all’adozione della filosofia del web 3.0 (web semantico), basato su un data base a grafi. L’architettura di MuseoTorino è stata quindi ampliata e adattata alle esigenze dettate dall’approccio prettamente linguistico e antropologico, con la messa a punto di nuove tipologie di classi di schede che permettono la catalogazione non solo degli oggetti fisici conservati nei musei o presenti in altri luoghi delle valli indagate, ma anche delle parole che sono impiegate localmente per nominarli e dei toponimi dialettali, nomi di luogo spesso ancora trasparenti nel significato nei quali sono conservate numerose informazioni attinenti allo sfruttamento del territorio. Nel contempo è stato definito un articolato sistema di correlazioni tra i dati linguistici ed extralinguistici, funzionale ad una rappresentazione dinamica di tutti gli aspetti peculiari dell’alpicultura rintracciabili sulla base delle banche-dati su cui si fonda la ricerca. Un aspetto qualificante di questa piattaforma consiste poi nella possibilità di georeferenziare non soltanto le schede luogo, tra cui figurano gli alpeggi studiati, ma anche gli itinerari della transumanza nonché i dati linguistici a partire da un determinato concetto, fornendo così, con la proiezione su una mappa geografica, una visione sinottica delle denominazioni dialettali e degli eventuali oggetti ad esse collegati. Benché la ricerca sia ancora in corso, da una prima lettura integrata dei dati archiviati è già stato possibile rilevare, rispetto al passato, alcuni cambiamenti sia nella gestione dell’alpeggio sia nel sistema della monticazione, accanto, però, a una sostanziale conservazione, seppure in un contesto ‘modernizzato’, dei saperi tecnici tradizionali, con la compresenza tanto degli attrezzi tradizionali, testimoni di una cultura e di un saper fare solo in parte confinato al passato, quanto degli oggetti contemporanei di uso quotidiano, che spesso di discostano dai precedenti solo nel materiale impiegato.
Federica Cugno e Matteo Rivoira