Sono più di 100 i Luoghi che hanno aderito alla rete del turismo sostenibile in montagna “Sweet Mountains”. Rifugi, piccoli alberghi, locande e B&B, insieme ai tanti Satelliti che hanno partecipano al progetto, disegnano la mappa dell’accoglienza sweet sulle Alpi Occidentali e offrono «un panorama alpino che non coincide solo con le grandi stazioni e i centri rinomati». Ogni struttura accoglie e accompagna i propri ospiti in valle con un approccio di curiosità e di scoperta per i territori, avvalendosi della collaborazione di circa 200 Satelliti, piccole o grandi realtà locali capaci di presentare al meglio le peculiarità e le ricchezze di ogni valle: dalle aziende agricole che realizzano prodotti di qualità agli artigiani, dalle Guide alpine e Naturalistiche agli ecomusei e centri visita, dagli esercizi commerciali che promuovono i prodotti del territorio alla ristorazione di qualità. Nata a Torino nell’autunno 2014 su iniziativa dell’Associazione Dislivelli, “Sweet Mountains” è la rete che ha ispirato il viaggio dell’Associazione Dislivelli e di Radio Beckwith Evangelica alla scoperta dei “Custodi della montagna”: dodici tappe tra le Alpi torinesi e cuneesi per raccontare, attraverso le voci e le storie dei protagonisti, l’attualità e il futuro dell’approccio al turismo dolce in montagna.
L’“altra” montagna
Anche la casa vacanze La Peiro Douço di Frazione Castel del Bosco di Roure, in Val Chisone, partecipa al progetto. Qui, in quello che un tempo era un vecchio mulino per la cernita del talco proveniente dalle miniere della zona, Danila Bertalot e le sue sorelle invitano gli ospiti a prendere le distanze dalla vita frenetica, rilassandosi senza isolarsi. «Gli obiettivi di questa rete ci sono piaciuti sin dall’inizio – racconta Danila dalle accoglienti stanze della struttura – per la volontà di promuovere la montagna che sta fuori dalla destinazione di massa, con l’intento di valorizzare le risorse proprie del territorio puntando sull’accoglienza».
Una frequentazione delle Terre Alte dolce e lenta, o meglio, rispettosa secondo Giorgio Alifredi dell’azienda agricola Lo Puy di San Damiano Macra. Ai 970 metri di altitudine della Valle Maira, Giorgio gestisce insieme alla sua famiglia quello che definisce un «allevamento montano stanziale»: vivono qui per tutto l’anno, inverno compreso, allevando capre di razza Saanen al pascolo e producendo formaggi di qualità in un piccolo caseificio che si trova a pochi metri dalla stalla, dove il latte viene lavorato a crudo. L’offerta del Puy è arricchita da La Chabrochanto, un agriturismo dove il calore della stufa a legna, gli arredi antichi e l’utilizzo di materiali in grès prodotti in borgata avvolgono gli ospiti in un’atmosfera calda e familiare. «Abbiamo aderito a “Sweet Mountains” – spiega Giorgio – perché condivido la filosofia che anima il progetto: uno spirito che intende accompagnare i turisti nella montagna vissuta: non in quella che vive per i turisti, Alifredi ma in quella che vive di per sé, indipendentemente dal turismo, e che ha piacere (o bisogno) di avere un passaggio turistico».
L’importanza della rete
Silvia Rovere, che gestisce insieme al marito Jose Berdugo e a un’altra coppia di soci il rifugio La Galaberna di Ostana (Valle Po), apprezza la buona compagnia. «Mi piace molto l’idea di un Luogo in collegamento con i suoi Satelliti – spiega Silvia –, siano essi produttori, musei, spazi di aggregazione, posti da visitare o in cui riposare: una formula che ci ha consentito di scegliere gli “amici” con cui fare squadra, ottimizzando i risultati. Da Torino, siamo saliti in Valle Po con una bimba di un anno e mezzo, Clara, e una nella pancia, Alice, perchè Ostana sembrava un luogo in cui ci fosse la possibilità di costruire e di dire la nostra. E così è stato». Silvia e Jose hanno scelto queste montagne e ne sono felici, tant’è che hanno deciso di allargare la famiglia con il terzogenito Pablo, neonato di Ostana, venuto alla luce dopo ventotto anni che la cicogna non arrivava ai piedi del Monviso. «La nostra scelta si è rivelata giusta, vincente, soprattutto dal punto di vista umano – conclude Silvia –: oggi viviamo in una comunità che è cresciuta condividendo degli obiettivi importanti».
Punta sul lavoro in gruppo anche Marco Andreis che, insieme alla moglie Valeria Ariaudo, gestisce la locanda occitana Lou Pitavin di Marmora Valle Maira, CN), riconosciuta per essere diventata il primo ClimaHotel del Nord-Ovest. «Abbiamo aderito a “Sweet Mountains” per non rimanere chiusi nel piccolo della nostra valle – spiega Marco, in fronte ai panorami autunnali della vallata –. La rete ci consente di aumentare anche all’estero la nostra visibilità e proporre, insieme alle altre strutture e ai loro gestori, un’offerta di qualità, che non deve temere il confronto con il Trentino o con il Sudtirolo». Una grande rete di ecoturismo nelle Alpi è più riconoscibile di un singolo esercizio. Inoltre, secondo i gestori della locanda Lou Pitavin, il pubblico sarebbe sempre più orientato verso il turismo responsabile. «Credo che il turismo dolce e sostenibile, in questo momento storico, sia il più ricercato in assoluto – precisa Marco –. La frequentazione sweet della montagna ha dei costi molto ridotti, perché è un turismo che c’è già. Non incide sulle risorse statali e comunitarie, perché non servono le grandi infrastrutture necessarie in altri campi, dal turismo della neve con i suoi impianti di risalita a quello delle grandi stazioni balneari. Per garantire dei servizi agli escursionisti sono sufficienti piccoli interventi per la pulizia dei sentieri e qualche investimento destinato alla creazione o all’aggiornamento di cartellonistica dedicata».
Dolce, leggero, sostenibile
A Casa Payer, una cascina di pietra nei boschi sopra Luserna San Giovanni ristrutturata con la passione per la bioedilizia, Paola Sandroni e Luca Ferrero Regis, insieme alla figlia Gaia, vivono leggeri con l’ambiente, sfruttando il calore del sole, l’isolante vegetale, la legna del bosco e l’acqua piovana, raccolta in ampi serbatoi adiacenti alla struttura. «Abbiamo impostato la nostra vita, il nostro lavoro e la nostra accoglienza sui valori della sostenibilità, del rispetto dell’ambiente e delle persone – precisa Paola Sandroni, invitando i suoi ospiti a sperimentare un rapporto diverso con la natura –. Credo che “Sweet Mountains” ci offra la possibilità di far conoscere la Val Pellice e snaturarla il meno possibile. Speriamo che questa rete, da un lato faciliti la comunicazione tra strutture, gestori e produttori del territorio e operatori del turismo, del benessere e della ristorazione, dall’altro faccia da tramite tra la montagna e la città, tra le nostre storie e i cittadini-ospiti che vengono a trovarci».
Daria Rabbia