Ci sono almeno due aspetti dell’iniziativa dell’Uncem Piemonte volta a recuperare le borgate di montagna che considero positivi e in controtendenza rispetto a quanto finora avvenuto, in particolare nelle montagne piemontesi. Uno è l’aver inserito tra i criteri di selezione delle borgate sulle quali intervenire quello dell’accessibilità. Quindi saranno da privilegiare quelle borgate già raggiunte da strade (che sono tantissime) e non si andranno a realizzare nuove strade, tagliando versanti e attraversando valloni, per raggiungere località remote dove sarebbe peraltro impensabile un utilizzo durevole sia agricolo che residenziale. Il secondo aspetto è quello legato alla destinazione che le borgate recuperate dovranno avere: non seconde case abitate per pochi giorni all’anno (ce ne sono già troppe nelle nostre montagne e nonostante tutto se ne continuano a costruire), ma destinate a re insediamenti e a un genere di ricettività turistica che può favorire l’insediamento di nuovi operatori o mantenere quelli locali consentendo di diversificare la loro attività.

L’attenzione che viene data agli aspetti architettonici, con interventi calibrati rispetto alle tipologie costruttive locali sia pur senza rigettare elementi di modernità, è più che opportuna dopo decenni di interventi di recupero – e soprattutto nuove costruzioni – del tutto fuori luogo.
E’ chiaro – ed è stato evidenziato al seminario dell’Uncem – che nell’ambito di una ristrutturazione, in particolare di edifici in pietra, materiale usato in prevalenza nelle borgate montane, i margini di intervento dal punto di vista del risanamento energetico non sono così ampi come quelli che si avrebbero per una nuova costruzione. Va anche detto che non avrebbe molto senso forzare con coibentazioni e altri costosi interventi tecnologici per edifici che comunque non sarebbero abitati con continuità. Tuttavia la possibilità di fare dell’efficienza energetica un cardine in un programma come questo non può essere trascurata. In primo luogo perché nella maggior parte dei casi non si tratterà di interventi di restauro conservativo, ma di interventi drastici che richiederanno le demolizione e la ricostruzione di parti consistenti di fabbricati. In queste situazioni non è affatto proibitivo – sia dal punto di vista tecnico che dei costi – realizzare interventi di isolamento termico capaci di portare a una riduzione di consumi energetici per il riscaldamento che può arrivare anche al 70%. Non si raggiungerà la cosiddetta “casa passiva” (che non ha bisogno di impianti di riscaldamento convenzionali) ma si potranno avere edifici dove davvero una stufetta a legna o un radiatore saranno sufficienti a rendere confortevole l’ambiente domestico. I cantieri per il recupero delle borgate potrebbero così diventare autentici laboratori dove sviluppare l’artigianato locale promuovendo con un effetto moltiplicatore le moderne tecniche di risanamento energetico. Purtroppo di occasioni di questo genere se ne sono sprecate e se ne stanno sprecando molte. Trascurando gli interventi di privati, basti guardare le ristrutturazioni di edifici pubblici (comuni, comunità montane, enti parco): vi è una maggior attenzione rispetto al passato per quanto riguarda l’inserimento nel contesto paesaggistico, l’utilizzo di materiali locali, ma non vi è quasi mai traccia di attenzione all’efficienza energetica. Al massimo si presta attenzione a come scaldare, per esempio sostituendo caldaie a gasolio con altre a biomassa o a come produrre acqua calda ed energia (pannelli solari o fotovoltaici), ma quasi mai ci si pone l’obiettivo di “non dover scaldare”.

Alcuni anni fa, visitando un cantiere dove si stava ristrutturando un gruppo di baite, un intervento di una certa entità, con investimenti notevoli, chiesi se era stata posta attenzione all’efficienza energetica dell’edificio. Mi fu risposto che sì, alcuni pannelli fotovoltaici sarebbero stati montati sul tetto dell’edificio. Ecco, auspico che oggi in un programma di recupero di borgate come quello che sta promuovendo l’Uncem si possa andare ben oltre al pannello.
Francesco Pastorelli

Info: http://www.cipra.org/it/climalp