Il cliché legato alla rappresentazione di territorio generalmente tocca due tipi di luoghi: quelli caratterizzati dall’ipertrofia massivora di flussi e persone (in particolare i luoghi del turismo, solitamente i centri turistici specializzati, o grandi centri urbani) e i luoghi della desertificazione (da un lato legata allo spopolamento, dall’altro alla perdita di attività e servizi). Le Alpi sono oggi solitamente un territorio segnato dalla presenza di entrambe queste nature. Per superare questa dimensione, il fotografare i territori delle Alpi dovrebbe significare cogliere le tracce dei milieu locali, i segni delle innovazioni, l’avanzare dell’urbanizzato, l’omologazione culturale: dilemmi non nuovi ma spesso dimenticati nelle rappresentazioni del territorio alpino.
Particolarmente interessante è quella sottocategoria della fotografia di territorio nota come fotografia ambientale il cui oggetto principale di indagine è rappresentato dalle trasformazioni sull’ambiente e dai rischi connessi alle azioni pressanti sugli spazi e sugli elementi di natura fisico–materiale dei luoghi. La principale tematica su cui si concentra la fotografia ambientale d’autore sono i caratteri della relazione contemporanea uomo-natura. Si citano tra tutti Ghirri, Niedermayr, Vitali, Richter (“Atlas”), Bialobrzeski e le ricerche di Reisch, Botto, Andreoni, De Pietri, Gross. Il turismo è un tema particolarmente evidente a riguardo, i progetti fotografici si soffermano sulla fruizione-traformazione-omologazione dell’ambiente alpino ai canoni del turismo massivoro e sulle conseguenti ripercussioni sul contesto (in termini di sovraffollamento, espansione dell’urbanizzato ed edificazione, creazione di cliché).
La relazione uomo-ambiente, nell’ambito dell’immagine fotografica, è realizzata come medium, che ha alla base il pensiero (Marra, 1981). Quando manca il pensiero il processo è destinato alla produzione di sottoprodotti: il territorio diventa pertanto oggetto e “vittima” di una creazione massiccia di cliché e simboli screditanti. La fotografia di territorio deve integrarsi con una lettura consapevole grazie alla selezione di immagini basate sul corretto equilibrio tra percezione e descrizione, organizzate in un’azione progettuale consapevole. Si richiama la concezione ghirriana della fotografia: sguardo capace di riorganizzare il territorio nell’immagine ma anche di curare una riappropriazione e reinterpretazione dello spazio. Questa deve essere in grado di confrontarsi con le modificazioni ambientali più recenti nel confronto con l’intero palinsesto territoriale, rappresentato nei caratteri di permanenza e di mutamento e rappresentato dall’integrazione delle dinamiche ecologiche e culturali. Per questo motivo la fotografia di territorio può e deve essere un meccanismo di interpretazione attiva. Ruolo che può assumere se il fotografo-progettista di territorio è in grado di riunire la doppia componente “del guardare” e “del pensare”.
Giacomo Chiesa e Alberto Di Gioia