Sabato 23 gennaio 2010 è stato un giorno importante per i bambini della scuola elementare di Festiona, frazione di Demonte, comune cuneese della Valle Stura, per i loro genitori e per i numerosi intervenuti. Alla presenza di autorità regionali e locali, la sede scolastica è stata intitolata alla maestra Luciana Pelizzetti Magnetto, prematuramente scomparsa, che tanto ha lavorato per una scuola aperta al territorio. Una targa, dunque, per ricordare l’impegno di una donna che ha saputo stimolare, grazie alla sua passione per la montagna, generazioni di studenti. «Questa targa – ha sottolineato Guido Magnetto, per molti anni amministratore locale – sta a dimostrare che la scuola a Festiona c’è. Non che c’era una scuola a Festiona».
Questa piccola scuola può essere considerata a tutti gli effetti un esempio di “buona pratica”, sia per la qualità dell’insegnamento sia perché la comunità intera si è riunita per “darle un nome” e richiamare così un’identità di metodo. Attraverso il ricordo della maestra Luciana la comunità valligiana ha ribadito, infatti, la propria fiducia nella figura della maestra e ha riconosciuto alla scuola lo statuto di “presidio” sul territorio, risorsa strategica per la valle e i suoi abitanti.
Ma non solo. Per sancire, e nello stesso tempo garantire, la centralità e l’importanza della scuola di Festiona, i presenti sono stati invitati a sottoscrivere un documento di “adozione”. Prima firmataria è stata l’Assessore all’Istruzione e alla Formazione Professionale della Regione Piemonte Giovanna Pentenero, che ha assistito anche alla presentazione del volume curato da Antonella Saracco e Maria Adelaide Gallina “Una scuola per la montagna. Festiona e la Valle Stura” (Araba Fenice Edizioni). Il volume raccoglie, in oltre 300 pagine di testo e immagini, contributi di studiosi di cultura alpina e di esperti delle istituzioni, oltre a testimonianze di dirigenti, insegnanti, di una quarantina di genitori, di ottanta tra allievi ed ex-allievi del piccolo plesso scolastico.
«Nel volume – afferma Antonella Saracco – si ripercorre la vicenda della piccola scuola di montagna, organizzata in pluriclassi che, sempre a rischio di chiusura per l’esiguità numerica degli alunni, è riconosciuta come “polo culturale”, tanto da essere scelta da molte famiglie della bassa e media Valle per il suo metodo, che privilegia un forte legame con il territorio, e il produttivo clima di apprendimento».
Valentina Porcellana