Abriès nel Queyras, Ostana in Alta Valle Po, Massello in Val Germanasca e Usseaux in Val Chisone sono quattro piccoli comuni di alta montagna. Piccoli comuni, come tanti delle Alpi occidentali, che hanno subito profonde trasformazioni nel corso del secolo scorso: esodo verso la pianura, abbandono delle attività tradizionali, in particolare quelle agricole, ridotte al minimo. Nello stesso tempo hanno assistito allo svilupparsi del turismo, con i suoi limiti e le sue contraddizioni. Tranne Abriès che dispone di modesti impianti di risalita – la tipica stazione per famiglie, ben lontana dalle dimensioni delle stazioni ski total – gli altri paesi hanno avuto la sfortuna (o fortuna?) di non aver sviluppato alcun tipo di infrastruttura per gli sport invernali. Non per questo devono avere preclusa la via del turismo che, sia pur con numeri modesti per quanto riguarda le presenze, può però costituire una risorsa per le locali economie. I posti letto sono assai limitati, perlopiù in piccole strutture a gestione familiare, bed&breakfast, agriturismi; l’ambiente naturale è integro e la cultura locale non è stata stravolta da quella metropolitana che si è invece insediata nella grandi località sciistiche. Lo si vede dall’urbanistica (non ci sono grandi complessi di seconde case, vuote per 11 mesi all’anno), dall’accoglienza, dal silenzio. Le amministrazioni hanno da tempo effettuato scelte in una direzione ben precisa valorizzando ambiente, paesaggio e una forte identità linguistica, religiosa e culturale (siamo nelle terre dove si parla la lingua occitana e in alcune valli si professa il culto valdese).
L’idea di fondo del progetto che lega questi quattro piccoli comuni di montagna è quella di creare una offerta turistica alternativa e complementare a quella dello sci e di adattarsi in maniera sostenibile ai cambiamenti climatici. Per fare questo si propone una fruibilità del territorio anche in assenza di neve, cercando di sfruttare tutto l’anno e non soltanto pochi brevi periodi.
Si tratta ora di consolidare e dare prospettive a queste piccole realtà turistiche. L’occasione è stata offerta del programma dynAlp-climate, il progetto della Rete di comuni “Alleanza nelle Alpi” alla quale hanno aderito Ostana, Masselllo, Usseaux ed Abriés. Il programma finanzia piccoli progetti di mitigazione o adattamento al cambiamento climatico. I quattro comuni sono impegnati a realizzare interventi mirati allo sviluppo del turismo rurale, del turismo culturale e del turismo verde; le iniziative fin qui elaborate da ciascuno secondo le proprie specificità hanno avuto un identico filo conduttore che è in linea con i principi della Convenzione delle Alpi e dei suoi protocolli attuativi. Proprio in un inverno come quello attuale, dove da molte località sciistiche piemontesi sono venute richieste di calamità naturale per mancanza di neve e dove le economie turistiche – che hanno assunto dimensioni sproporzionate a quei territori e dipendono in maniera assoluta da una variabile, la neve, sempre più incerta – non si fa fatica a comprendere quanto sia avvantaggiato chi ha qualcosa da offrire che non dipende esclusivamente dai capricci del clima. Tanto meglio se questo qualcosa è disponibile per tutto l’anno e non ha costi di ammortamento come per esempio una cabinovia. Salire al Pian dell’Alpe tra i larici in veste autunnale a osservare la fauna selvatica, contemplare la cascata del Pis in tutta la sua irruenza nel periodo di fusione dei nevai, camminare tra le caratteristiche borgate di Ostana al cospetto del Monviso, andare in bici lungo uno dei tanti percorsi lungo la valle di Abriès: sono solo alcuni dei “pacchetti turistici” messi a disposizione dei visitatori. Tutto l’anno, senza interventi infrastrutturali, con o senza la neve.
Francesco Pastorelli