Sono molte le piccole stazioni sciistiche che da anni vanno avanti con difficoltà. Bastano un paio di inverni con scarsità di neve e la crisi si fa più profonda, spesso irreversibile, nonostante le boccate di ossigeno sotto forma di finanziamenti pubblici. Anche nella piccola stazione di Drouzine-le-Mont, situata a poco più di 1200 metri, nel comune di Biot in Alta Savoia, alcuni anni fa dopo aver accumulato un discreto deficit, i proprietari hanno deciso di chiudere gli impianti. A questo punto il Sindaco, Henri-Victor Tournier , anziché intervenire con fondi comunali, ha ritenuto che fosse l’occasione per differenziare l’offerta e deciso di smantellare le due seggiovie e due dei quattro skilift e riconvertire la stazione per il turismo dolce. Sci di fondo, racchette da neve, escursionismo hanno preso via via il posto dello sci su pista. Certo, non è facile costruire in breve tempo un’alternativa valida allo sci su pista e ottenere risultati in termini economici e occupazionali.

Lo smantellamento di impianti di risalita o la loro chiusura continuano ad essere una cosa rara anche in Francia, ma non unica. In modo simile la stazione di Saint-Pierre-de-Chartreuse, nell’Isère, apre i suoi impianti di risalita unicamente nei fine settimana e nel periodo delle vacanze scolastiche. Nel resto dell’inverno si è trasformata nella prima “station trail” di Francia: un luogo dove poter camminare e correre in mezzo alla natura, non soltanto durante la bella stagione, ma anche in inverno.
Nelle Alpi italiane finora l’offerta turistica invernale alternativa allo sci è sempre stata appannaggio di quelle località dove per ragioni orografiche o climatiche gli impianti non si sono potuti costruire. Ora anche in molte località un tempo ski total, ci si è resi conto che il solo sci non basta e può essere un rischio: persino nelle stazioni della Via Lattea, si sta differenziando l’offerta: tra un pensiero alle motoslitte ed uno all’eliski, si è iniziato a ragionare anche a percorsi per camminate nella neve. Ma è soprattutto per le piccole stazioni che si possono aprire nuovi scenari. La stazione di Pian Munè di Paesana lo scorso inverno non ha aperto gli impianti: eppure come racconta Daria Rabbia nel suo articolo, grazie alla frequentazione di escursionisti i risultati sono stati discreti anche a favore della struttura ricettiva. Forse è arrivato il giorno in cui si può affermare che per le piccole stazioni la chiusura degli impianti di risalita non è necessariamente un dramma.

Francesco Pastorelli

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