Sono queste alcune delle domande a cui si tenterà di rispondere attraverso questa nuova rubrica con la quale si intendono presentare con scadenza mensile progetti architettonici virtuosi e di qualità realizzati nei contesti montani da giovani professionisti (al di sotto dei cinquant’anni), in particolare nel settore occidentale delle alpi italiane (Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia).
L’intento è quello di mostrare un panorama di architetti, al di fuori della ristretta cerchia delle cosiddette “Archistar”, che abbiano saputo affrontare il tema dell’innovazione – tipologica, tecnologica, compositiva – a piccoli passi, muovendosi negli stretti meandri (legati alla burocrazia e alla committenza) delle pratiche ordinarie di costruzione del territorio.
La rubrica vuole diventare una sorta di vetrina per presentare e illustrare progetti architettonici innovativi ma al contempo sobri e integrati con l’habitat alpino. Una carrellata di edifici contemporanei che – come ha saputo fare l’architettura tradizionale alpina – siano in grado di far proprio il carattere dei luoghi interpretando in modo intelligente i temi dell’oggi: risparmio energetico, qualità dello spazio interno ed esterno dell’abitazione, recupero del patrimonio in abbandono, nuovi spazi per nuove funzioni in relazione alle possibilità di ri-abitare la montagna.
Mai come oggi, infatti, quello dell’architettura e dell’edilizia può essere un terreno di sperimentazione fertile per mettere a punto nuovi modelli di costruzione e di riqualificazione del territorio alpino, capaci di conciliare innovazione e valorizzazione delle eredità del passato, risorse locali e dinamiche globali, al fine di attivare un “corto circuito” virtuoso tra produzione architettonica e valorizzazione delle peculiarità del territorio.
Nel secondo appuntamento dedicato ai giovani architetti che operano nelle Alpi Occidentali, presentiamo il bivacco alpino al Pian Vadà (VB) realizzato da AreArchitettura.
Bivacco alpino al Pian Vadà
Scheda tecnica
Luogo: Pian Vadà (1750 m), Comune di Aurano, VCO
Progetto: AreArchitettura (Carlo Ghisolfi, Luciano Uccelli, Giancarlo Paolino)
Cronologia: 2008
Fonte: Archivio AreArchitettura
Per il secondo appuntamento con la rubrica vi presentiamo questo piccolo bivacco alpino realizzato al Pian Vadà, nel Parco Nazionale Val Grande, nell’alto Verbano. L’edificio, realizzato dallo studio AreArchitettura, è situato lungo il sentiero che conduce al Monte Zeda (2156 m), percorso che tocca le storiche linee fortificate Cadorna.
L’austera architettura del’edificio rispecchia appieno la visione progettuale dello studio. Carlo Ghisolfi, titolare della sigla AreArchitettura, nel suo sito internet dichiara infatti di «amare la tradizione ma non essere “tradizionalista”: amo la tradizione perché in essa ci sono le mie radici e il legame con la cultura materiale della mia terra, ma non sono tradizionalista perché non voglio rinunciare a essere interprete del mio tempo».
Una filosofia resa evidente dall’ambivalenza delle scelte progettuali adottate.
La “tradizione” è ripresa nella forma semplice e compatta dell’edificio, quasi archetipo nelle sue spoglie geometrie, tipico dei ricoveri di alta quota. L’inclinazione accentuata delle falde e lo sporto ridotto rimandano alle tradizioni costruttive locali, in cui l’utilizzo delle pietre “beole” per i manti di copertura obbligava a forti pendenze. La disposizione e l’ampiezza delle aperture rispetta il grado di esposizione solare delle diverse facciate.
Lo “spirito contemporaneo” dell’intervento emerge invece nelle tecnologie costruttive e nella scelta dei materiali. Con l’intento di ridurre al minimo il consumo di “energia grigia”, sia nel processo di costruzione che nel successivo funzionamento del bivacco, si è deciso di ricorrere a modalità di prefabbricazione leggera. Ciò ha permesso di controllare gli elementi di sostenibilità dell’organismo edilizio e costituire un cantiere che rispettasse il contesto ambientale in cui si inseriva per durata e modo di intervento. L’utilizzo del legno per il rivestimento esterno reinterpreta in chiave contemporanea un materiale tradizionale attraverso due diverse modalità di posa – compatta a piano terra, con listelli separati al primo piano – che danno maggiore varietà alla semplici forme dell’edificio. Per il manto di copertura si è altresì deciso di ricorrere a una lamiera metallica.
Vale la pena sottolineare, infine, come il tema della qualità dell’architettura contemporanea possa essere un elemento complementare alla valorizzazione di percorsi escursionistici e turistici nelle località di alta montagna. Anche un intervento dall’entità così ridotta può costituire una valida occasione progettuale per sviluppare un linguaggio architettonico che sappia essere al contempo moderno e rispettoso del contesto paesaggistico ed ambientale.
Roberto Dini e Mattia Giusiano