Il progressivo svuotamento degli insediamenti montani a favore dei centri urbani di fondovalle, ha significato il sostanziale abbandono della quasi totalità delle borgate alpine e la conseguente progressiva scomparsa di testimonianze del patrimonio storico, architettonico, documentario e paesaggistico. Le dinamiche insediative generate principalmente dai processi di trasformazione territoriale iniziati con l’industrializzazione, hanno prodotto ricadute significative sui territori montani con una notevole quantità di edifici e di infrastrutture (alpeggi, borgate, sentieri, terrazzamenti, ecc.) in generale stato di abbandono o cancellati dal tempo, con perdite rilevanti in termini di salvaguardia del patrimonio culturale e paesaggistico e della capacità di presidiare e mantenere il territorio.
Il processo di recupero delle borgate alpine avviato negli ultimi anni può consentire, quindi, la salvaguardia e la conservazione degli insediamenti storici che costituiscono elemento di sostanziale valore documentario e paesaggistico e una risorsa per lo sviluppo sostenibile.

Intervenire sulle borgate alpine significa non solo riconoscere il loro valore culturale, mantenendo la loro struttura complessiva, il paesaggio rurale, le tecniche costruttive tradizionali, ma anche pensare le borgate come luoghi da ripopolare, di possibile attrazione per la localizzazione di nuove attività rispettose delle risorse naturali locali, che possono contribuire a fermare l’ulteriore urbanizzazione e consumo di suolo.
Le problematiche relative agli interventi di recupero dei nuclei montani sono tuttavia connesse alla necessità di assicurare risposte alle esigenze del vivere contemporaneo e garantire standard abitativi adeguati, solidità strutturale, accessibilità, efficienza energetica e confort.
In primo luogo appare evidente la difficoltà di applicare le normative in materia urbanistica ed edilizia garantendo i requisiti igienico-sanitari, alle strutture esistenti, ai caratteri tipologici preesistenti. Le norme spesso risultano contrastanti con gli indirizzi della pianificazione regionale e locale o con le linee guida e indirizzi contenute nei manuali, indirizzati, questi ultimi, all’esclusivo recupero delle preesistenze con tecniche costruttive e tipologiche tradizionali.
Dal punto di vista urbanistico appare necessario che gli stessi strumenti urbanistici incentivino gli interventi di recupero, anche attraverso forme di premialità, definendo perimetri per gli insediamenti storici e distinguendo all’interno di tali perimetri, per gli edifici esistenti, parametri di intervento che possano rispondere e compenetrare le norme a carattere igienico-edilizio (altezze, illuminazione, ecc.), con la salvaguardia dei caratteri costruttivi della tradizione locale.
Uno strumento che può permettere alle Amministrazioni di intervenire sulle borgate in maniera unitaria è costituito dai piani di recupero di iniziativa pubblica, piani che possono definire, per la borgata nel suo complesso, specifiche modalità di intervento, affrontando anche il problema critico degli edifici abbandonati, per i quali attivare eventuali procedure di esproprio, per inattività del proprietario e/o non più esistenza.
Non di minor conto risulta il tema dell’utilizzo e della posa in opera dei materiali tradizionali, per l’elevato costo dei materiali stessi (manti di copertura in pietra, lose-piode) e per la difficoltà di reperire artigiani ancora a conoscenza di tali tecniche a carattere tradizionale.
Ulteriore criticità è rappresentata dalla necessità di inserire gli impianti tecnologici nelle architetture e nei nuclei storici, criticità connessa in particolare alla realizzazione degli impianti per l’utilizzo delle fonti di energia rinnovabili.
L’analisi della sicurezza delle strutture edilizie rispetto ai carichi statici e all’azione sismica costituisce un nuovo adempimento per gli interventi sugli edifici storico-documentari. Ai fini della prevenzione del rischio sismico, la Regione ha disciplinato le procedure con le Deliberazioni di Giunta Regionale n. 4-3084 del 12.12.2011 e n. 7-3340 del 3.02.2012; le norme sopraccitate finalizzate al consolidamento degli edifici, rendono necessari interventi di messa in sicurezza strutturale che possono comportare consistenti trasformazioni degli edifici storico-documentari e conseguente perdita di riconoscibilità delle strutture originarie, meritevoli invece di salvaguardia e recupero.
Per intervenire è necessario dotarsi di strumenti e indirizzi per gli interventi che tengano conto delle problematiche tecniche (adeguamento igienico-sanitario, consolidamento, energie rinnovabili), e che orientino, sulla base di analisi preliminari, le scelte progettuali.

L’Amministrazione regionale ha avviato, ormai da anni, iniziative volte a far conoscere, tutelare e valorizzare il patrimonio culturale attraverso la realizzazione di guide per il recupero redatte dalla Regione con risorse proprie e/o dagli enti locali con fondi comunitari attraverso programmi europei quali Spazio Alpino o il Programma di sviluppo rurale. Nel primo caso, nell’ambito dell’elaborazione del Piano paesaggistico regionale, sono stati definiti specifici “criteri e indirizzi per la progettazione urbanistica ed edilizia” finalizzati a orientare le trasformazioni del territorio piemontese secondo criteri di qualità paesaggistica, suddividendo le linee guida in “Buone pratiche per la pianificazione locale” e “Buone pratiche per la progettazione edilizia”.
Nell’ambito dei programmi europei sono stati realizzati manuali relativi generalmente alla realtà locale o all’ambito territoriale dei Gal, volti a fornire criteri, indirizzi e suggerimenti ai tecnici, agli operatori e ai privati per intervenire correttamente nel recupero del patrimonio edilizio per la salvaguardia dei valori culturali del paesaggio rurale e montano, con attenzione alla risoluzione delle problematiche di carattere tecnico sopra citate.
Condizione indispensabile introdotta nella programmazione del PSR 2007-2013 (Misura 322 “Sviluppo e rinnovamento dei villaggi” e Misura 323  “Tutela e riqualificazione del patrimonio rurale”) per l’accesso ai finanziamenti non è solo la realizzazione dei manuali di indirizzo, ma la loro effettiva cogenza attraverso l’approvazione in Consiglio Comunale come parte integrante al Regolamento edilizio comunale. La normativa prevede l’approvazione del Manuale con Deliberazione del Consiglio Comunale ai sensi della legge regionale 19/1999 “Norme in materia edilizia e modifiche alla legge regionale 5 dicembre 1977, n. 56 (Tutela ed uso del suolo)” come integrazione e approfondimento delle indicazioni predisposte ai sensi dell’art. 32 (“Inserimento ambientale delle costruzioni” ) del Regolamento edilizio comunale (l.r. 29 luglio 1999, n. 1 “Approvazione del regolamento edilizio tipo…”), a valere sull’intero territorio comunale. I comuni che a oggi si sono già dotati dell’Allegato al Regolamento edilizio secondo le procedure sopra evidenziate sono circa centoventi.
Gli obiettivi di recupero e valorizzazione del patrimonio costruito, delle borgate alpine, per essere raggiunti non possono prescindere da interventi di sensibilizzazione, formazione e informazione, finalizzati a condividere con le comunità locali, e con gli operatori dell’edilizia (progettisti, impresari, artigiani, attività produttive locali etc.), i principi e le disposizioni contenuti negli strumenti di pianificazione locale e sovraordinata e gli indirizzi progettuali dei manuali.
Annalisa Savio